domenica 8 luglio 2007

Storia Politica di Giulianova, ultimi decenni

Tesi su Giulianova
MAPPA POLITICA DELLA CITTA’
di Maria Chiara Pignoloni

Dagli anni cinquanta il Comune di Giulianova, tranne una breve parentesi (nel 1966) di 18 mesi di centro-destra, guidato dal senatore Pietro De Dominicis, è stato governato dalle sinistre, segnatamente Pci e Psi. Evidente, dunque, che lo sviluppo della città, soprattutto dal punto di vista urbanistico e turistico, abbia risentito di una determinata impostazione ideologica.
E’ importante sottolineare il fatto che i giuliesi abbiano avuto, nel corso degli anni, diverse legislature in cui il Pci godeva di una maggioranza assoluta. Ma quello era prevalentemente un voto non tanto a favore del Pci, quanto contro il Psi, descritto come il partito causa di tutti i mali della città. Il Psi rappresentava, quindi, per i comunisti un alibi su cui scaricare quello che la gente criticava. Questa “politica” ha retto sino al 1990 quando, il Pci perse tre seggi, da 16 a 13 e la Dc risalì a quota 10. Il Psi, invece, riusciva a mantenere i suoi seggi. Questo fu un chiaro segnale che i giuliesi lanciarono: il pese chiedeva un cambiamento. Il compromesso storico, da opporre al centro-destra alle elezioni amministrative del 1995, si rivelò utile anche a Giulianova. A fronteggiarsi si ritrovarono, infatti, due ex-Dc.
Nel raggruppamento di centro-sinistra il candidato prescelto fu l’avvocato Berardo D’Antonio, presidente del Giulianova Calcio, proveniente dalla ex-Dc.
Il Progetto Giulianova (Ccd, Forza Italia, Popolari di Buttiglione, Alleanza Nazionale) scelse come candidato-sindaco il dottor Giancarlo Cameli, stimato chirurgo dell’ospedale giuliese.
Alle elezioni la sinistra si presentò, quindi, spaccata, con due candidati sindaco: il Pds designava Gianfranco Arboretti a succedere a sé stesso.
La destra degli irriducibili rimase ancorata all’Msi, presentando quale proprio candidato il prof. Salvatore Tringali.
Le liste che si presentarono per il rinnovo del consiglio comunale furono otto: Alleanza Nazionale; Centro cristiano democratico, Forza Italia/Polo popolare; Verdi; Partito Democratico della Sinistra; Movimento Sociale; Partito Comunista; Patto dei democratici/Popolari.







DUE PREMESSE:
1) Il nuovo sistema elettorale (referendum 9 giugno 1991).
La rivoluzione elettorale sancita il 9 giugno del 1991 fece sì che fossero direttamente i cittadini ad eleggere il Sindaco di Giulianova, contestualmente all’elezione dei consiglieri comunali.
Su una stessa scheda, infatti, l’elettore trovò, separatamente, i candidati a Sindaco e i contrassegni delle liste dei candidati a consiglieri.
Ciascun candidato a Sindaco poteva essere collegato ad una o più liste e tale collegamento era espresso graficamente da uno o più simboli di lista posti accanto al nome del candidato indicato come Sindaco. Il Sindaco eletto sarebbe stato quello che avrebbe ottenuto il 50%+1 dei voti (maggioranza assoluta). Se nessun candidato avesse raggiunto tale soglia, si sarebbe proceduto ad un secondo turno (ballottaggio) a cui sarebbero stati ammessi i due candidati più votati. Anche al secondo turno, accanto al nome del candidato Sindaco, sarebbero comparsi i simboli delle liste collegate.
Per l’elezione dei consiglieri comunali, era previsto lo scrutinio di lista: alla lista o alla coalizione di liste tra loro collegate che avrebbero ottenuto almeno il 50%+1 dei voti, sarebbe stato attribuito il 60% dei seggi. Le altre liste si sarebbero divise il restante 40% dei seggi.
All’interno di ciascuna lista l’elettore poteva esprimere un solo voto di preferenza.
Dall’analisi di queste regole era facile intuire che il partito in sé e per sé non avrebbe assunto più un ruolo di assoluta preminenza nella vicenda elettorale.
Il nuovo sistema scoraggiava, quindi, il pensare alle liste elettorali con la vecchia logica politica: sarebbero prevalsi, invece, i programmi e soprattutto, i singoli candidati.


2) Elezioni Europee, 12 giugno 1994: come votarono i giuliesi.
I risultati delle elezioni Europee del 12 giugno 1994, rappresentarono l’ultimo test elettorale a Giulianova e portarono al primo posto Forza Italia con 3.755 voti. Al secondo posto, retrocesse il Pds (3.384 voti) e terzo partito a Giulianova divenne Alleanza Nazionale con 2.056 voti. Va ricordato che il gruppo del Ccd, in questa circostanza, non presentò un proprio candidato in una lista autonoma, ma l’onorevole Casini, che “correva” per il Collegio che prevedeva anche l’Abruzzo, era inserito nella lista di Forza Italia. I Popolari, dal loro canto, si piazzarono al quinto posto (con 688 voti),dopo Rifondazione comunista (1.058 voti).


Elezioni Amministrative 1995, i programmi elettorali.
I programmi elettorali dei quattro candidati alla carica di Sindaco erano tra loro molto simili:
- programma di D’Antonio: casa –incentivare un settore in difficoltà ridimensionando i costi delle abitazioni; turismo –incremento delle strutture ricettive; occupazione –sviluppo delle attività produttive; ambiente –risanamento dei lungofiumi; porto e pesca –potenziamento del mercato ittico; commercio –adeguamento alle nuove esigenze del mercato; lavori pubblici –priorità per le opere di viabilità; cultura –manifestazioni culturali e ricreative per tutto il corso dell’anno; zona Annunziata –inserimento di strutture di servizio; nomadi –“rispetto delle regole del vivere civile”; servizi –maggiore efficienza dei servizi comunali; volontariato –potenziamento delle strutture già esistenti.
- programma di Cameli: revisione del Piano regolatore –assicurare la casa per tutti ed in tempi brevi; settore turistico –nuovo assetto del territorio e rivitalizzazione del Centro storico; occupazione –nuovo impulso all’avvio di opere pubbliche e private.
- programma di Arboretti: turismo –realizzazione di nuovi impianti; pesca –realizzazione di infrastrutture e servizi portuali inerenti le attività della marineria; artigianato, piccola e media industria –previste nuove aree per tali insediamenti produttivi; edilizia –completare rapidamente l’iter del Piano regolatore.
- programma di Tringali: nuovo modo di amministrare che scaturisca dall’analisi dei fattori che hanno generato la crisi socio-economica-politica del precedente sistema; potenziamento delle attività culturali; revisione del Piano regolatore; ordine pubblico; incentivazioni attività produttive artigianali, piccola e media industria, ai fini turistici ed occupazionali; ammodernamento dei servizi per l’attività della pesca; potenziamento strutture per la nautica da diporto; attività assistenziali e razionalizzazione del volontariato; difesa delle strutture e servizi sanitari della città; incentivazione per la diffusione dell’agriturismo; riabilitazione del Centro storico in termini abitativi e turistici.

23 aprile 1995: le elezioni amministrative. I risultati delle votazioni del 23 aprile, per quanto riguarda i voti ottenuti dagli aspiranti alla carica di Sindaco, furono i seguenti: l’avvocato Berardo D’Antonio, candidato Sindaco della lista Patto Popolari al primo turno, ottenne 1.167 voti, pari al 7,8% e si piazzò al terzo posto dopo Cameli (6.844 voti) ed Arboretti (6.518 voti) e prima di Tringali (375 voti).

Quindi, in percentuale:

1. Giancarlo CAMELI
6.844 voti
45,7 %
2. Gianfranco ARBORETTI
6.518 voti
43,6 %
3. Berardo D’ANTONIO
1.167 voti
7,8 %
4. Salvatore TRINGALI
375 voti
2,5 %

Si nota chiaramente come nessun candidato Sindaco abbia ottenuto al primo turno la maggioranza assoluta e cioè il 50%+1 dei voti totali. Per cui, come stabilito dal sistema elettorale, si dovette ricorre al ballottaggio tra i due candidati più votati: Cameli e Arboretti. Il ballottaggio era previsto per il 7 maggio, data già stabilita per le votazioni Provinciali.


Il pre-Ballottaggio. Prima di commentare il risultato definitivo delle elezioni amministrative, bisogna sottolineare un aspetto che si rivelò decisivo, sia per il risultato in sé e per sé, sia per questioni che si sollevarono in seguito all’insediamento della nuova giunta comunale. L’avvocato Berardo D’Antonio (che al primo turno guadagnò il terzo posto) decise di apparentare la propria lista con quella di Arboretti.
Questa sua decisione fu ben vista dagli ambienti della sinistra che la ritennero una scelta coerente con la posizione politica del candidato, il quale aveva da tempo abbandonato la Dc e non aveva mai aderito né al Centro cristiano democratico, né al Ppi. Inoltre, il suo gruppo era esclusivamente formato da gente di sinistra, facente riferimento al Patto Segni, ai Popolari di Bianco, ad Alleanza Democratica e ai socialdemocratici di sinistra. In caso di vittoria di Arboretti, D’Antonio avrebbe ricoperto la carica di vice-sindaco con delega all’industria, commercio, artigianato e turismo.
Dagli ambienti della destra, invece, la posizione dell’avvocato, venne vista come un tradimento in quanto D’Antonio proveniva da una famiglia da sempre di origini moderate ed era imparentato con il professor Giulio Belfiore, noto per la sua tenace opposizione al Pci nei 18 mesi in cui è stato capogruppo consiliare con Pietro De Dominicis sindaco. Inoltre, cosa ben più importante, la destra giuliese continuava a ribadire il fatto che i voti personali di D’Antonio, egli li aveva ottenuti da gente non di sinistra o, comunque, né pidiessina né comunista. Peraltro, il feroce attacco portato contro la giunta di sinistra uscente (capeggiata dallo stesso Arboretti), era stato dovuto proprio a D’Antonio.

7 maggio 1995, una data storica. Il risultato del ballottaggio vedeva Giancarlo Cameli eletto nuovo Sindaco di Giulianova con il 51,11% contro il 48,89% di Arboretti. Questo significò l’attribuzione di 12 seggi alla maggioranza e dei restanti 8 alla minoranza.
Dalle urne uscì un voto in controtendenza con quello espresso dai giuliesi alla provincia, dove il candidato del centrosinistra, Claudio Ruffini, fu votatissimo. Era chiara ed inequivocabile, dunque, la valenza locale del voto espresso dai giuliesi. Avevano voglia di cambiare, di vedere la città rinnovarsi sotto tutti gli aspetti, dal punto di vista urbanistico a quello turistico e dell’occupazione, soprattutto giovanile. I giuliesi non cedettero, dunque, ai cambiamenti che il sindaco uscente, Arboretti, cercò di ribadire prima delle votazioni.


Perchè ha vinto il centro destra.
La storica vittoria del centro-destra è stata possibile, tra gli altri motivi, per due fattori fondamentali:
1) lo straordinario consenso personale riscosso da Giancarlo Cameli;
2) la collocazione dell’allora Ppi, nel polo di centro-destra, persino anticipando le scelte nazionali.
Soprattutto il primo di questi due motivi, va letto in concomitanza con la lettura del sistema elettorale che, come già detto, esaltava le persone più che i partiti o gli schieramenti politici.


Perché ha perso il Pds.
Nella relazione introduttiva al Congresso del Pds, letta da Ruffini, ma espressione di tutto il partito, in quattro punti vennero racchiusi efficacemente i motivi della sconfitta alle elezioni comunali giuliesi del 1995.
1) Nello stesso giorno i giuliesi votarono per Ruffini e per Cameli. Al Comune, vennero voltate le spalle al Pds. Ad ogni considerazione politica e storica prevalse l’evidente voglia dei giuliesi, di voler cambiare a tutti i costi. Un voto, quindi, meditato, mirato, quasi una punizione.
2) Ebbero un peso notevole i mancati accordi della vecchia giunta che accompagnarono la decisione di affidare l’incarico per la redazione del nuovo Piano regolatore.
3) I rapporti del Pds con i tradizionali alleati si rivelarono sempre più difficili.
4) Il clima di insoddisfazione e di critica creatosi attorno all’amministrazione comunale cominciava a logorare anche gli stessi esponenti del Pds.
La nuova amministrazione comunale.
La giunta era nuova, non solo perché appena formata, ma anche perché, dopo interi decenni, si era completamente rinnovata nel “colore” e nell’impostazione del lavoro. Si ritrovava senza precedenti, né punti di riferimento. Era come se dovesse imparare tutto dall’inizio.
I cittadini si aspettavano molto da questa nuova amministrazione comunale e molti speravano di vedere delle novità in tempi brevi. Ma non fu così semplice, e per dimostrare le effettive difficoltà riscontrate, la nuova giunta, attuò subito l’operazione-trasparenza nei confronti dei cittadini. Prima di mettere mano a delibere e bilanci, prima di avviare la macchina amministrativa, sindaco ed assessori, tracciarono un quadro molto dettagliato della situazione esistente e la resero pubblica. Così i giuliesi vennero immediatamente messi a conoscenza del bilancio, delle spese, dei debiti accumulati e delle soluzioni proposte per saldarli, ecc.
Intanto l’opposizione si divertiva a pronosticare i mesi di vita che avrebbe avuto la nuova giunta.


IL 1996.

Le amministrative giuliesi nel contesto locale e nazionale un anno dopo.
Ad un anno di distanza, le elezioni politiche del 1996, restituirono la città al centro-sinistra.
L’anno precedente, il voto giuliese non fu in controtendenza con quello nazionale, come qualcuno frettolosamente commentò. Fu, anzi, in perfetta sintonia. Vinse, infatti, il centro-sinistra sia alla Provincia che alla Regione. Infatti, al ballottaggio, ottenne la maggioranza il candidato del Pds alla presidenza della Provincia, Claudio Ruffini; ma al contempo ottenne la maggioranza anche il candidato sindaco del centro-destra, Giancarlo Cameli. Si sottolinea, quindi, ancora una volta, come quello comunale era un voto specifico, mirato, ponderato.
Per le elezioni politiche del 1996, confluirono nell’Ulivo, oltre al Pds, anche partiti di centro cattolici e laici. La vittoria del centro-sinistra a Giulianova, per questo, fu anche la vittoria di quei moderati che da tempo proponevano un accordo di questo tipo. Si trattava, infatti, della vittoria del Pds e della sconfitta della sinistra di Rifondazione.





L’anno della crisi.
Nel febbraio del 1996, già si iniziarono a sentire le prime, vere, difficoltà amministrative. Dalla maggior parte delle forze politiche che componevano la giunta del centro destra (escluso solo Forza Italia) arrivò la richiesta di effettuare una riunione di verifica della maggioranza, resasi necessaria soprattutto in seguito alla richiesta del Cdu di avere un assessorato. Nel maggio 1996, la situazione politica a Giulianova iniziò ad evolversi. La maggioranza iniziò a cercare nuove alleanze, a guardare sempre di più al centro. Ma fu la data del 26 luglio che aprì definitivamente la crisi dell’amministrazione comunale. Il gruppo consiliare del Cdu condannò apertamente la giunta, coinvolgendo pienamente anche il sindaco, esponente dello stesso Cdu. Il motivo dell’avversione fu la cattiva gestione della città che l’amministrazione stava portando avanti.
Il sindaco Cameli, quindi, annunciò un rimpasto che avrebbe modificato la giunta nel modo seguente: un Assessore per ogni partito più due “esterni” scelti dal sindaco quali uomini di fiducia. La reazione più decisa a questa proposta, arrivò da Rifondazione comunista che chiese elezioni anticipate.
Nell’agosto 1996 la crisi comunale si spostò su livelli più alti, quelli provinciali; e a Giulianova, presso l’abitazione del sindaco, si riunirono i segretari provinciali dei partiti del Polo (Cdu, Forza Italia, Ccd e An) con l’aggiunta del senatore di Forza Italia, Di Benedetto. Venne abbandonata l’idea del rimpasto.
Il Cdu continuò a sostenere la propria posizione, e cioè quella di voler modificare la giunta e, in alternativa, minacciò di togliere l’appoggio alla maggioranza.
Da parte sua, il Ppi chiese un cambiamento radicale o le dimissioni del sindaco.
Intanto a dimettersi furono in tre: Poltrone lascia An, Melchiorre il Ccd, Laudadio si dimise dalla carica di presidente del Cdu giuliese.
Gli esponenti del Pds, intanto, scartavano la proposta delle elezioni anticipate perché avrebbero portato a Giulianova più danni che effettivi miglioramenti. Innanzitutto si trattava di spendere 600 milioni (di lire) per le consultazioni, che sarebbero, di conseguenza, stati sottratti alla soluzione dei problemi cittadini; in secondo luogo, Giulianova avrebbe avuto quasi un anno di commissario prefettizio; il Piano regolatore sarebbe stato bloccato e ci sarebbero voluti altri due anni per riorganizzare tutta la macchina amministrativa.
Rifondazione, nonostante ciò, continuava a chiedere elezioni anticipate, e puntava su un suo candidato a sindaco, Antonio Macera.
Il sindaco Cameli, dopo una lunga ed attenta analisi della situazione politica e locale, maturò la decisione di dimettersi dal Cdu e di dichiararsi indipendente di Centro. Tale scelta non fu dettata da alcun contrasto con i dirigenti del Cdu a nessun livello né, tanto meno, da una presa di distanza dal sistema di valori che i partiti di ispirazione cristiana avevano da sempre rappresentato. Questa scelta derivava dalla sua tendenza a porsi spesso al di sopra delle parti politiche e dalla sua voglia di presentare alle successive elezioni amministrative un unico punto di riferimento del Centro moderato. L’idea era quella di andare “oltre” il Polo, e cioè di estendere i confini dell’intesa ad altri soggetti che si trovavano nel centro-sinistra, e comunque, ad una fascia elettorale di “confine”. Questo, a Giulianova, era già accaduto nelle amministrative dell’anno precedente, quando, sulla persona di Cameli si riversarono molti più consensi di quelli raccolti dai partiti del centro-destra. L’intenzione di Cameli era, dunque, quella di diventare un punto di riferimento per tutti.
La crisi amministrativa non produsse nulla di buono per molto tempo. Servì solo ad acuire problemi già esistenti: quello della disoccupazione giovanile, della terribile paralisi dell’edilizia e delle conseguenze che la stessa portò alle condizioni economiche giuliesi, ecc.
In seguito, si intravidero parziali miglioramenti dovuti a dei piccoli rimpasti in giunta.

Elezioni amministrative 1999.
Alle successive elezioni amministrative della primavera del 1999 le liste della Casa delle Libertà (AN, FI, CCD, MSI-FT) e la nascente Lista Civica (Giulianova 2000) saranno decisive per decretare nuovamente la vittoria di Cameli. Il centro-sinistra si presenterà spaccato: tutta la sinistra (SDI, PdCI, PRC, Verdi, I Democratici per Prodi e i DS) candiderà l’ex parlamentare giuliese, Franco Gerardini (ex PCI, ex PDS e poi DS). I centristi si presentano da soli con Antonio Ragionieri (ex DC), PPI e Lista DINI. Il quarto candidato a ricoprire la carica di Sindaco sarà il dott. Di Cristofaro (ex Msi, ex Msi-Ft e poi FN). L’obiettivo degli ex DC, il PPI e Lista DINI, sarà quello di approfittare dell’attuale situazione di difficoltà del centrodestra, in modo che in un eventuale ballottaggio, il PPI avrebbe fatto pesare i voti per l’una o l’altra coalizione.
Ma questo non avvenne perché Cameli vinse al primo turno. Il 14 giugno del 1999, infatti, sarà riconfermato Sindaco il dott. Giancarlo Cameli:
1. Giancarlo CAMELI
8.081 voti
55,79 %
2. Franco GERARDINI
5.516 voti
38, 08 %
3. Antonio RAGIONIERI
599 voti
4,13 %
4. Paolo DI CRISTOFARO
289 voti
2 %
Ma i dissidi all’interno della maggioranza continueranno anche nella nuova legislatura, fino a quando, nel novembre del 2003, quattro consiglieri della Lista Civica Giulianova 2000, si dimetteranno, facendo cadere automaticamente il cosiddetto “Cameli bis”.
Poche settimane dopo, verrà nominato un Commissario Prefettizio il quale traghetterà (non senza problemi) la città di Giulianova fino alle votazioni del giugno 2004.

Bibliografia Ti ho indicato il materiale che ho consultato, rimettici le mani tu che sei più pratico di me!! Grazie!!

- “Piccola Città”, Settimanale di Radio G; Giulianova.
n. 77, 78, 80, 82, 84, 86, 104, 105, 111, 114, 121, 123, 124, 126, 128, 134, 135, 136, 137, 139.

- Piccola Opera Charitas, quadrimestrale di informazione e cultura della Fondazione Piccola Opera Charitas – onlus ANNO VI – Numero 2 – Maggio-Agosto 2006.
Siti consultati:

www.comune.giulianova.te.it
www.giulianovaweb.it
Chi è Maria Chiara Pignoloni
è nata il 25 maggio del 1984 a Giulianova.
Dal 1995 al 1998 ha studiato Pianoforte presso il Conservatorio di Musica “U. Giordano” di Rodi G.co (sez. staccata di Foggia), dove ha conseguito la licenza di Teoria, Solfeggio e Dettato Musicale.
Ha frequentato il Liceo Scientifico “Publio Virgilio Marone” di Vico del Gargano.
Nel 2006 ha collaborato con l’Ufficio Stampa dell’Associazione “Comitato Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto”.
Studia dal 2003 presso l’Università degli Studi di Macerata, dove ha conseguito la Laurea in Scienze della Comunicazione. Attualmente è iscritta al Corso di Laurea Specialistica in Comunicazione Multimediale – indirizzo Editoria.

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