domenica 23 dicembre 2007

Tutte le scene del Presepe Vivente di Giulianova alta


ALLA RICERCA DEL MESSIA

Scena 1. La Stalla

Ecco verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. (Geremia 23.5)

Era una fredda notte d’inverno. Si trovavano in questa stalla, una delle tante che circondavano il villaggio di Betlemme. Maria e Giuseppe dopo un lungo viaggio di sei giorni, finalmente si fermarono qui. Non vi era posto per loro nella locanda: tutto pieno!
La premurosa ricerca di Giuseppe di un giusto giaciglio dove far riposare la sua sposa si concluse su questo fieno fra il calore degli animali. Almeno la notte sarà più confortevole! Questo fu il pensiero di Giuseppe rivolto a Maria e al bambino che portava in grembo. Ed ecco che nella notte Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia. Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:”Ecco la Vergine concepirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”!



Scena 2. La casa di Anna e Gioacchino

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno. Io gli sarò Padre ed egli mi sarà figlio. (2 Samuele 7,12.14)

Nove mesi prima in una sera di primavera, mentre Gioacchino ed Anna svolgevano i propri mestieri, un angelo del Signore era apparso a Maria. Entrando in casa le disse:”Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole Maria rimase sconvolta e si domandava che senso avesse un tale saluto, ma l’angelo rassicurandola le disse:”Non temere Maria! Tu hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; lo Spirito Santo scenderà su di te. Vedi: anche Elisabetta tua parente nella sua vecchiaia ha concepito un figlio; nulla è impossibile a Dio!” Allora Maria disse:”Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.”



Scena 3. Il sogno di Giuseppe

Venga a me, Signore, la tua grazia, la tua salvezza secondo la tua promessa. (Salmo 118,41)

Giuseppe, sposo di Maria quando venne a conoscenza di quello che aveva fatto Dio ne ebbe paura e decise, senza dire niente a nessuno di rompere il fidanzamento.
Mentre lavorava nella sua bottega, turbato da questi pensieri, decise di riposare. In sogno gli apparve un angelo del Signore che gli disse:”Giuseppe figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Destatosi dal sonno Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo e prese con se la sua sposa.


Scena 4. La Visitazione

Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Salmo 97,4)

In quei giorni Maria decise di far visita alla cugina Elisabetta. Così si mise in viaggio verso la montagna e oltrepassando il Giordano, raggiunse in fretta la città di Ain-Karim in Giudea. Appena arrivata le venne incontro Zaccaria, marito di Elisabetta, salutandola con un delicato cenno del capo. Zaccaria era rimasto muto per non aver creduto all’angelo che gli aveva annunziato la nascita del figlio mentre era sacerdote e stava officiando al Tempio di Gerusalemme. Subito dopo il saluto, Zaccaria la accompagnò da sua moglie; Elisabetta nel vedere la giovane Maria fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:”benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse:”l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”.



Scena 5. La nascita di Giovanni

Veglierà su di lui il Signore, lo farà vivere beato sulla terra, non lo abbandonerà alle brame dei nemici. (Salmo 40,3)

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto. Maria insieme ad alcune donne del paese si diede da fare per preparare tutto il necessario e quando Elisabetta avvertì i primi dolori si raccomandarono al Signore recitando salmi di lode. Poi si prepararono con totale fiducia. Maria assistette alla nascita del piccolo e quando venne alla luce fu lei a porgerlo alla madre, che commossa lo baciò sulla fronte. All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo Zaccaria, ma il padre ancora muto per la sua incredulità, scrisse su una tavoletta il nome Giovanni. E fu questo il nome che fu dato al bambino. Ed ecco che miracolosamente Zaccaria riacquistò la parola, meravigliando tutti i presenti, l’intera città e i dintorni, ove si parlava del fatto e ci si chiedeva chi mai fosse quel bambino.



Scena 6. Il matrimonio

Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia. (Cantico dei Cantici 4,7)

Dopo la nascita di Giovanni, Maria rimase ancora alcuni giorni in casa di Zaccaria ed Elisabetta; quindi un mattino d’estate riprese la via per la Galilea. Quando arrivò a Nazaret, il grano già maturo veniva mietuto sulle colline circostanti, i primi fichi erano già buoni, sembrava che la natura tutta, accogliesse il suo ritorno a casa. Quella sera si fece grande festa e Giuseppe accolse la sua sposa accettando la volontà di Dio. Di li a poco ebbero inizio i preparativi per il matrimonio, Maria sistemò le ultime cose del modesto corredo da sposa e si preparò spiritualmente per l’evento nuziale. Il giorno del matrimonio i due sposi erano belli e sereni. Maria indossava un abito bianco impreziosito da ricami ed un velo che le copriva i capelli ed il volto. La cerimonia fu officiata da tre sacerdoti con paramenti sacri. In seguito la sposa fu condotta a casa dello sposo dove era stato preparato il banchetto. La festa si potrasse in allegria fino a tardi con canti, balli e buon vino per tutti i commensali.


Scena 7. Il Censimento di Cesare Augusto

Ma dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò rimorso in cuore e disse al Signore:”Ho peccato molto per quanto ho fatto; ma ora, Signore, perdona l’iniquità del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza” (2 Samuele 24.10)

In quel tempo la Palestina era una colonia romana e quindi soggetta alle leggi dell’imperatore. Era stata conquistata dall’esercito romano al tempo di Giulio Cesare. La Palestina era governata da un alto funzionario romano che si chiamava procuratore. Egli aveva a sua disposizione una legione dell’esercito romano. Generalmente il procuratore risiedeva nella città di Cesarea, ma nelle feste più importanti viveva a Gerusalemme in una fortezza costruita a ridosso della spianata del Tempio, per sorvegliare meglio l’immensa folla degli ebrei che venivano in pellegrinaggio. Alcuni mesi dopo il matrimonio di Giuseppe e Maria, l’imperatore Cesare Augusto decretò che si facesse il censimento di tutti gli abitanti dell’impero romano. Erode, re della Giudea, fece applicare il decreto ed ordinò che ognuno dei suoi sudditi si recasse al luogo di origine e si iscrivesse nei registri di famiglia. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria, Quirinio.



Scena 8. Il palazzo del Sommo sacerdote

Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà. (Michea 5.2)

Per gli ebrei, obbedire al re equivaleva a riconoscere l’autorità politica di Roma. Cleofa, sommo sacerdote di Gerusalemme venuto a conoscenza del censimento si espresse in favore della disobbedienza civile. Contare il popolo era un’operazione proibita nella scrittura; il re David, quando volle conoscere il numero dei suoi sudditi, fu punito dall’altissimo per la sua vanità e superbia!
Erode, prevedendo che la volontà dei romani imposta al popolo direttamente, avrebbe sollevato tumulti, sostituì all’ordine dell’imperatore una legge sua propria. Così anche Giuseppe che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì fino in Giudea per farsi registrare insieme con Maria sua sposa. Lì a Betlemme, in quella stalla si adempì l’annuncio dell’angelo.




Scena 9. I pastori sulle colline di Betlemme

Sorgi, splendi, o Gerusalemme: perché è giunta la tua luce, e la gloria del Signore è sorta su di te…..e le genti cammineranno alla tua luce. (Isaia 60, 1-3)

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro:”Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore. Troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. Appena gli angeli si furono allontanati i pastori andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti si stupirono delle cose che loro dicevano. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto.


Scena 10. Gli uomini d’Oriente

I re di Tarsis e delle isole offriranno regali: I re dell’Arabia e di Saba porteranno doni. (Salmo 71,10)

Qualche tempo dopo la nascita del bambino, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente e domandarono:”Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”. Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti della città, compresi i capi politici e religiosi. I Magi non avendo avuto risposte, si lasciarono guidare dalla stella che si muoveva davanti a loro fino a quando non si posò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Là si fermò. Essi entrarono in quella casa e videro il bambino e sua madre Maria. Si inginocchiarono e lo adorarono. Poi aprirono i bauli e gli offrirono regali: oro, incenso e mirra.



Scena 11. Il turbamento di Erode

Grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre. (Isaia 9,6)

Il passaggio dei Magi in Gerusalemme turbò particolarmente il re Erode. La venuta di un nuovo re avrebbe messo in discussione il suo potere. Così radunò i capi sacerdoti e i maestri della legge e domandò loro in quale luogo fosse nato il presunto messia. Essi risposero che secondo le profezie era a Betlemme. Così era scritto per mezzo del profeta Michea: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. All’udire queste parole, Erode, chiamò in segreto uomini che supponeva di fiducia e li mandò a Betlemme dicendo:”Andate e cercate con ogni cura il bambino! Quando l’avrete trovato, fatemelo sapere”.



Scena 12. Presentazione di Gesù al tempio

“Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli israeliti: esso appartiene a me”. (Esodo 13,2)

Qualche tempo dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe salirono al tempio di Gerusalemme per ringraziare Dio, offrendo in sacrificio due giovani colombe come prescriveva la legge del Signore. Nel tempio essi incontrarono una persona anziana che si chiamava Simeone. Aveva da tanti anni un grande desiderio, quello di vedere il cristo prima di morire. Non appena egli vide Gesù, gli si avvicinò, prese tra le sue braccia il bambino e pregò con grande fervore:”Signore, adesso si che posso morire in pace. Ho visto infatti con questi miei occhi colui che è la luce del mondo e la salvezza di tutta l’umanità. C’era anche una donna molto vecchia, di nome di Anna, la quale andava ogni giorno a pregare. Ella vide la scena tra Simeone e il bambino Gesù e ne fu piena di gioia; cominciò subito a parlare di Gesù a tutti coloro che, come lei, aspettavano con grande speranza la venuta del Cristo.


Scena 13. Il pianto delle madri (la strage degli innocenti)

Sulle alture si udì una voce di lamento, di pianto e di lacrime, la voce di Rachele che piange per i suoi figli, che rifiuta d’esser confortata perché essi non sono più” (Geremia 31.15)

Da Betlemme non arrivarono notizie positive, di quel bimbo non c’era traccia. Si sussurrava che al palazzo di Erode si stesse preparando una spedizione orrenda, un eccidio. E così avvenne!
I soldati circondarono il territorio di Betlemme e uccisero tutti i bambini al di sotto dei 2 anni. Erode era un re che cercava di mettere un fiume di sangue fra se stesso e la morte. Aveva già fatto ammazzare suo figlio. Non aveva alcuna pietà.
Né il grido delle madri, né il pianto dei bambini aveva fermato la mano di Erode e dei suoi soldati. Così accadde l’impossibile: La strage degli innocenti! Il figlio di Maria fu l’unico superstite.



Scena 14. La fuga in Egitto

Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. (Osea 11.1)

Mentre a Betlemme la spada di Erode si abbatteva sugli innocenti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:”Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finchè non ti avvertirò, perché Erode stà cercando il bambino per ucciderlo”. Maria non ci voleva credere:”Per quale ragione il re dovrebbe prendersela con i bambini”? Pensava tra se e se. Ma alla venuta del messaggero dell’altissimo si convinse anche lei. Non c’era più niente che li trattenesse il periodo di impurità era finito, il bambino era stato presentato al tempio. Così nel mezzo della notte, sellata la giumenta e preparato il bambino fuggirono in Egitto. Giuseppe desiderava da tempo attraversare il deserto e conoscere il paese da cui i suoi padri erano fuggiti molti anni prima. Non ci furuno grandi addii!



Scena 15. Il cantico di Zaccaria

Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

Mentre Giuseppe e la sua famiglia erano in terra d’Egitto, in Giudea il piccolo Giovanni cresceva in sapienza secondo la legge del Signore la cui mano stava sopra di lui. Il piccolo bambino sarebbe diventato il precursore del messia, colui che gli avrebbe aperto le porte e preparato le strade, così come aveva profetizzato suo padre Zaccaria:
Benedetto il Signore, Dio di Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo
ed ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,
salvezza dai nostri nemici
e dalle mani di quanti ci odiano;
così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si é ricordato della sua Santa Alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo nostro padre
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore in santità e giustizia
al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte,
e dirigere i nostri passi sulla via della pace.


Scena 16. Il ritorno a Nazaret

Accorreranno come uccelli dall‘Egitto, come colombe dall‘Assiria e li farò abitare nelle loro case. (Osea 11.11)

Giuseppe pensava ad una assenza di qualche mese; rimasero in Egitto otto anni, fino a che non morì Erode. Allora un angelo del Signore apparve in sogno e disse a Giuseppe:”Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese di Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. Egli allora fece quanto gli disse l’angelo e partì per Israele. Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di sua padre Erode ebbe paura di andarvi e si ritirò nelle regioni della Galilea, andando ad abitare in una città chiamata Nazaret che in antico voleva dire “Germoglio”. Così si adempiva ciò che era stato detto dal profeta:”sarà chiamato Nazareno”. Il bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui.






Scena 17. Il figlio del precetto

Chi può narrare i prodigi del Signore, far risuonare tutta la sua lode? (Salmo 105,2)

Quando giunse al dodicesimo anno i genitori prepararono per Gesù una grande festa. Era la ricorrenza del suo “bar-mitzvah”, diventava finalmente un “figlio del precetto” e per la prima volta in sinagoga poté leggere anche lui, come tutti gli uomini adulti, un brano della scrittura. Ormai era istruito e conosceva bene la torah, che aveva appreso non solo dalla viva voce dei suoi genitori ma in modo particolare dalla loro stessa vita. Anche a scuola e presso la bottega di Giuseppe aveva conosciuto i più importanti personaggi dell’Antico testamento. Quel giorno in sinagoga tutti lo ammirarono e si meravigliarono di come lesse il rotolo della torah. Proclamò la lettura con autorità e profonda riverenza. Molti si dissero stupiti:”Non è costui il figlio di Giuseppe il carpentiere”? E si congratularono con lui.



Scena 18. Alla ricerca del messia

Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. (Salmo 44,3)

Maria e Giuseppe si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando Gesù ebbe 12 anni vi salirono di nuovo secondo l’usanza. Entrati in città dalla porta principale si diressero subito al tempio. Vi era un via vai di pellegrini, di soldati romani e di schiavi. Vi si trovavano cambiavalute, mercanti e venditori di capri e di agnelli per il sacrificio. Era un vero mercato che a Gesù non piacque vedere nella casa del padre. Trascorsi i giorni della festa, ripresero la via del ritorno, ma Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Dopo un giorno di viaggio non vedendolo, Giuseppe e Maria angosciati tornarono in cerca di lui nella capitale. Ed ecco che lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse:”figlio perché ci hai fatto questo”? Ed egli rispose:”Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?

Nessun commento: