sabato 15 marzo 2008

Sport. Intervista al tecnico giuliese, Marco Giampaolo


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Ap – Sport Calcio, Intervista all’ex allenatore del Cagliari
il tecnico giuliese Marco Giampaolo

di Gianluigi Mucciaccio
GIULIANOVA, 14 Marzo ’08 - Marco Giampaolo (foto), uno degli allenatori più giovani e quotati del panorama calcistico italiano, giuliese purosangue, ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva. Nel corso della piacevole conversazione che abbiamo avuto con lui si è subito intravisto la qualità dell’uomo prima ancora del professionista, da dove traspare una grande umiltà e nello stesso tempo la voglia di tornare prima possibile a calcare l’erba dei campi che più gli competono ovverosia quelli della serie A. Qualche tempo fa ha deciso di rescindere il contratto triennale con lo legava al Cagliari dell’irascibile presidente Cellino che ai più è sembrata una scelta sorprendente, ma che in realtà ha dimostrato quanto sia importante la coerenza nella vita professionale del bravo ed ambizioso tecnico abruzzese, che molto raramente si vede nel malato mondo pallonaro.
Allora, mister, cosa si prova a stare senza calcio?
«Quello dell’allenatore è il lavoro che amo fare più di ogni altra cosa. È chiaro ovviamente che spero di tornare il più presto possibile, ma al momento questa mia “inattività” la vivo molto serenamente.»
Come impiega nel frattempo le sue giornate?
«Vado a vedere tante partite e nei weekend sono quasi sempre fuori. Inoltre mi faccio recapitare videocassette che mi consentono di tenermi aggiornato professionalmente e cerco di cogliere ovvero di captare sempre qualcosa di interessante.»
Quali sono state le ragioni che hanno portato alla rottura con il presidente Cellino?
«Il primo anno sono stato esonerato con la squadra nettamente fuori dalla zona retrocessione, per poi essere richiamato conducendo la squadra alla meritata salvezza. Dopo questo primo anno, nel successivo mi è stato rinnovato il contratto per altri tre anni con l’intento di iniziare un discorso di programmazione di medio-lungo termine. Così purtroppo non è stato e ancora una volta sono stato esonerato quando la squadra navigava si in zona retrocessione, ma in compagnia di altre 7/8 squadre. Ebbene se i propositi della società erano quelli di costruire un determinato progetto tecnico in chiave prospettica, le ultime decisioni assunte dalla società isolana mi sono parse incomprensibili con gli obiettivi iniziali; da qui la mia scelta di non tornare a Cagliari.»
Secondo lei quante possibilità ha il Cagliari di salvarsi?
«Il Cagliari rispetto a molte squadre che partecipano al campionato di serie A, nel primo anno, ha chiuso la campagna acquisti in attivo e nel secondo ha deciso di investire su giovani alla prima esperienza nel massimo campionato come Acquafresca e Matri per seguire quel discorso di programmazione di cui prima parlavo e che evidentemente non è stato, almeno con me, rispettato. A mio parere la squadra si giocherà fino alla fine le sue chance di salvezza; conosco il valore tecnico e morale dei ragazzi e so per certo che combatteranno strenuamente per ottenere la salvezza, tanto più se verranno loro restituiti i tre punti di penalizzazione.»
Cosa farebbe e cosa non rifarebbe delle scelte fatte in passato?
«Rifarei tutto. Ho avuto, tra l’altro, la fortuna di incontrare persone che mi hanno dato l’opportunità di lavorare e di fare esperienza. Tuttavia quest’ultime sono state sempre da me attentamente ponderate e sono comunque dell’avviso che le persone le impari a conoscere quando ci lavori insieme. Tra queste nello staff con cui lavoro ho, ad esempio, piena sintonia con il mio preparatore atletico Maurizio Di Renzo.»
È stato contattato da qualche società?
«Ho avuto qualche colloquio, ma ad oggi è prematuro gettare le basi per qualcosa di concreto.»

Le piacerebbe un’avventura all’estero?
«Adesso come adesso non ci penso; non lo escludo comunque per il futuro.»
Da quando svolge il ruolo di allenatore qual’ è l’esperienza che ricorda più volentieri?
«Tutte le esperienze sono state positive. Sicuramente quella di Ascoli in serie A è quella che ricordo con maggior piacere. Indubbiamente dopo due anni di C e di B l’essermi ritrovato nell’olimpo del calcio una categoria dove fino a qualche anno fa non immaginavo minimamente di arrivare ha una sapore particolare, ancor più per il fatto che è giunta inaspettatamente all’età di soli 39 anni.»
Tatticamente qual’ è il modulo di gioco che più rispecchia il suo credo calcistico?
«Oggi le squadre di calcio si possono costruire in tanti modi puntando sull’aspetto fisico e su quello tecnico, con varie sfumature. Solitamente il modello che mi piace seguire di più è quello di avere il coraggio di proporre una squadra che sappia giocare e incarni nel contempo lo spirito del collettivo, dove ogni giocatore sappia mettersi a disposizione dell’altro, puntando sulla qualità tecnica ed altresì organizzativa.»
Quali sono gli allenatori a cui pensa di avvicinarsi di più per quanto concerne la cultura calcistica?
«Da ogni allenatore ho ricevuto qualcosa di importante sotto il profilo gestionale, tattico e dell’organizzazione del lavoro, fermo restando che ciascun allenatore ha in dote una o più peculiarità. Tra quelli che ho avuto la fortuna di conoscere mi ha insegnato molto Sonzogni ed in riferimento ai miei esordi ho seguito molto Del Neri, Delio Rossi e Giovanni Galeone. In ogni caso, ci vuole sempre qualcuno che ti offra la possibilità di lavorare ed in questo devo molto ad Adriano Buffoni che a Giulianova mi ha dato l’occasione di allenare a soli 32 anni sotto la sua responsabilità e di esprimere, de facto, le mie idee.»
Per concludere mister, cosa vede nel suo futuro?
«Mi aspetto di tornare a lavorare in un ambiente consono alle mie caratteristiche e qualora ce ne fosse la possibilità spero di farlo con un gruppo di giocatori che presenti le qualità corrispondenti ai requisiti di cui dicevo poc’anzi.»
Da parte nostra non possiamo che augurargli un grosso in bocca al lupo e avere quel pizzico di fortuna di cui nella vita non si può mai fare a meno. La merita decisamente.
G.M.




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