mercoledì 4 marzo 2009

Conferenza-dibattito, a cura dell’Unione Giuristi Cattoli di Teramo (UGCT)

Conferenza-dibattito, a cura dell’Unione Giuristi Cattoli di Teramo (UGCT)
L’identità del giurista cattolico, oggi

di Gianluigi Mucciaccio

TERAMO, 27 Febbraio ’09 - Una conferenza-dibattito rivolta al mondo dei giuristi, e non, dal titolo “L’identità del giurista cattolico, oggi”, si è svolta nella Sala delle Lauree della Facoltà di Giurisprudenza L'Università degli Studi di Teramo, promossa dall’Unione dei Giuristi Cattolici di Teramo (UGCT). Relatore, Prof. Francesco D’Agostino, preceduto dai saluti del Prof. Stelio Mangiameli, in rappresentanza del Rettore dell’Università. Presenti il Vescovo, Mons. Michele Seccia, il delegato UGCI per la regione Abruzzo, avv. Fernando Del Re, il presidente UGCT – Unione di Teramo, avv. Claudio Strozzieri e il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Teramo Divinangelo D’Alesio.
L’Unione dei giuristi cattolici, la cui costituzione risale al lontano 1948, apre un nuovo spazio all’impegno dottrinale nella società civile; tale filone culturale è stato ribadito a più riprese dal delegato UGCI Abruzzo e Molise Avvocato Fernando Del Re e dal Prof. D’Agostino, il quale, tenendo sempre presente la Carta Costituzionale, si è pronunciato su temi di immediata attualità: dai diritti dell’uomo ai problemi di etica, dal principio di autodeterminazione all’eutanasia, tentando una sintesi degli opposti e il superamento della rigidità delle demarcazioni accademiche.
«La dimensione del sapere – ha dichiarato l’oratore – ha per oggetto il diritto, e cioè il sapere giuridico, che non tollera etichettature aprioristiche.» Quanto alle coppie di fatto, si è dichiarato apertamente contrario, come anche a leggi sulla “fine vita”. Il primo carattere di una “buona legge” ce lo ha spiegato in modo definitivo e insuperabile Aristotele, tanti secoli fa: una “buona legge è ragione senza passione”. Elementi emotivi, patetici, passionali non possono che alterare il buon uso della ragione e portare ad una legislazione a gravissimo rischio di ingiustizia e anticostituzionale, ha evidenziato il chiarissimo relatore: malati attuali e malati futuri hanno diritto alla vita. E tale assioma di base non può essere messo in pericolo: questo è il cuore della questione e di ogni possibile legge sulla “fine vita”, che si voglia “giusta”.
L’opinione pubblica, come il legislatore, dovrebbe formarsi attraverso un buon uso della ragione e di questo dovrebbero tener conto tutti coloro che hanno il “potere” di influenzarla, ivi inclusi i giuristi che oggi, più che mai, sono chiamati ad agire per dare risposte concrete alla sempre più impellente domanda di giustizia che rappresenta, certamente, un tema di estrema attualità mirando a quel “bene comune” di tommasea memoria che S.E. Monsignor Michele Seccia ha puntualmente sottolineato nel corso della conferenza.
Vivaci sono state le domande della platea, alle quali il Prof. D’Agostino ha risposto secondo un personale e sintetico convincimento.

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