venerdì 6 febbraio 2009

Come riscoprire e salvaguardare l’origine di antichi usi linguistici

Come riscoprire e salvaguardare
l’origine di antichi usi linguistici
Rassegne al Marrucino di Chieti
e al Fenaroli di Lanciano


di Rosaria Maresca


CHIETI, 4 Febbraio ’09 - Nel mezzo dell’800 e decenni dopo l’unificazione del Regno d’Italia, l’imperativo “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani” avanzò verso i limes della cosiddetta “questione linguistica”, si gridò, allora, alla necessaria e indispensabile “costruzione” della lingua nazionale e politici e accademici si arroccarono su posizioni di chiusura verso quelli che fino ad allora erano stati gli strumenti linguistici di intere comunità: i dialetti.
Ad essi toccò la sorte di essere classificati subalterna espressività del popolo, ad essi la nomea di linguaggio dei non alfabetizzati e, purtroppo, neppure la consistente e bella produzione di opere scritte, nel corso dei secoli, da celebri letterati come Basile, Belli, Goldoni, Porta, Ruzzante – l’altra faccia della letteratura italiana come personalmente asserisco e non quella popolare e folclorica come si suole dire – gli valsero l’ascesa dal giudizio in cui erano sprofondati.
Al teatro, spetterà, in seguito, di riscattare la loro posizione di reietti e sempre al teatro, apparterrà il ruolo di volano per innalzarli a lingua d’arte.
Dal punto di vista storico e, forse, perché considerata un’attrattiva destinata allo svago, nel mondo teatrale il dialetto è sempre esistito e non è mai declinato, sia per quanto riguarda la prosa – con l’illustre esempio della Commedia dell’Arte, intrisa di espressioni e linguaggi dialettali, così come dell’uso delle maschere, manifestazione di pure regionalità – sia nel genere meno scontato della musica lirica – gran parte delle persone ignora, infatti, che Leonardo Vinci e Giovan Battista Pergolesi, solo per citare due dei compositori più celebri del melodramma settecentesco napoletano, scrissero rispettivamente Lo cecato fauzo e Lo frate ‘nnamorato, con libretti in napoletano – per non parlare, poi, della produzione più recente delle commedie di Gilberto Govi (fondatore del teatro dialettale genovese), o di Alfredo Testoni (commediografo del teatro dialettale bolognese). Ma è al lavoro di Raffaele Viviani, Eduardo Scarpetta, Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo e Dario Fo, che spettano i più alti tributi, a cui si annovera l’innalzamento del “teatro dialettale” a “teatro d’arte”, come proferito, più volte, dalla critica accademica.

La rivalsa è giunta, sembrano mormorare sotto voce i dialetti della penisola.
Ed è, sull’esempio di “cotali” padri, che ancor oggi nascono i nuovi lavori, dagli schemi del “teatro borghese” così caro al repertorio dialettale, in scena valori come la famiglia e il lavoro, argomenti quali l'adulterio, il fallimento economico, lo straniamento, il dovere e le apparenze da osservare ad ogni costo; ma è sempre dal grembo dialettale che nascono le nuove drammaturgie contemporanee di Roberto De Simone, Giancarlo Cauteruccio, Annibale Ruccello, Enzo Moscato.
>>>

ABRUZZOpress – N. 048 del 5 febbraio ’09 Pag 2

Creatura polimorfa il dialetto…
Anche quest’anno, sulla fortunata traccia degli anni precedenti, a Chieti e in provincia, due importanti teatri come il Marrucino e il Fenaroli di Lanciano celebrano le loro Rassegne di Teatro dialettale rispettivamente giunte alla XIII e alla VI edizione. In scena l’amore, la vecchiaia, i tradimenti, la fame, la disoccupazione, il denaro, il mondo religioso ed antropomorfo, la famiglia, i lazzi e gli scherzi.
Il Fenaroli ospiterà nelle prossime date il 22 Febbraio Amore e Miserie, scritta e diretta da Tonino Ranalli. La Bottega del Sorriso, Basciano (Te); il 1° Marzo Lo strano caso di Felice C. di Vincenzo Salemme. Regia di Tina Bianco e Angelo Germoglio, Compagnia Luna Nova, Napoli; il 5 marzo Il diavolo con le zinne di Dario Fo. Regia di Francesco Facciolli, Il teatro dei Picari, Macerata; il 22 Marzo Lu destine de la vecchiaje di Fausto Verdecchia. Filodrammatica atriana, Atri (Te); il 29 Marzo la Cerimonia di premiazione del “VI Festival del Teatro Dialettale” Città di Lanciano e, a seguire, lo spettacolo Scià ‘ccìse lu dialette con N'Duccio, gli Amici della Ribalta ed Elia Iezzi con la regia di Mario Pupillo.
Il Marrucino di Chieti invece bisserà il 3 Marzo lo spettacolo presentato dieci giorni prima al Fenaroli: Amore e Miseria scritto e diretto da Tonino Ranalli e proporrà il 24 Marzo Ce penze mammà di Marina Di Carluccio. Compagnia Le Muse, Castelnuovo Vomano (Te); il 28 Aprile Sette femmine sole, sole di Maria Antonietta Feruglio. I Giovani Amici del Teatro, Pescara; il 2 Maggio Albarosa e Massimuccio di Franca Arborea. Gli Amici della Saletta, Pescara; il 9 Maggio Nelle migliori famiglie di Samy Fayad. Regia di Rodolfo Di Federico,Vu.Bi. Francavilla al Mare (Ch); il 16 Maggio Lu ‘Ppecundrite di Fabio Di Cocco. Ars Magistra, Filetto (Ch);il 23 Maggio La Bottega del Caffè di C. Goldoni. Regia di Ivaldo Rulli. Gli Amici della Ribalta, Lanciano (Ch).
Testimonianze importanti che i tempi sono cambiati. R. M.

Nessun commento: