lunedì 2 febbraio 2009

Nicola Da Guardiagrele, l’orafo che portò il Rinascimento fiorentino in Abruzzo

Nicola Da Guardiagrele, l’orafo che portò il Rinascimento fiorentino in Abruzzo
Prima esposizione monografica, dedicata ad uno dei più importanti cesellatori dell’arte internazionale
di Rosaria Maresca
CHIETI, 1 Febbraio ’09 – Scintillio d’oro e d’argento, decorazioni smaltate, archi trilobati su fini ostensori quattrocenteschi – indescrivibile patrimonio delle diocesi della provincia teatina – ceselli in filigrana, croci mistiche, epifania della passione di Cristo e del verbo biblico, a mo’ di folgore illuminano le sale del Museo Archeologico Villa Frigerj di Chieti nell’ultimo giorno di allestimento della mostra dedicata ad un grande dell’Arte nazionale ed internazionale: Nicola Da Guardiagrele, artista vissuto a cavallo del ‘300 e del ‘400, e riconosciuto da tutti come uno dei più importanti orafi che la Storia abbia generato. L’esposizione – promossa dal Capitolo della Basilica Papale di S. Maria Maggiore, la Direzione dei Musei Vaticani, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, Enti culturali romani e abruzzesi, nonché i Vescovi delle Diocesi coinvolte e finanziata dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia di Chieti e dal Comune – è stata inaugurata, lo scorso ottobre, a Roma, in previsione di trasferimenti, per l’appunto, nelle città di Chieti, di L’Aquila e del capoluogo di regione della Toscana (Firenze, Museo dell’Opera del Duomo).
Alla luce dei recenti restauri effettuati dal prof. Sante Guido (anche curatore della mostra), per la prima volta in assoluto, viene concesso, alla comunità scientifica internazionale e al grande pubblico, di godere dell’eccezionale lavoro del maestro guardiese restituito a primigenio splendore. Le opere esposte – tutte di valore inestimabile – sono le testimonianze della ricchezza artistica e spirituale delle comunità ecclesiali d'Abruzzo fra il Trecento e il Quattrocento e rimandano, a loro volta, al complesso humus di tradizioni artigianali che, dalla metà del Duecento ai giorni nostri, fecondano le terre del Sangro
Nicola: pittore – la sua Madonna dell’umiltà è agli Uffizi di Firenze –, scultore - Vasari lo ricorda come colui che scolpì lavori "in preta de la majella" e suo, fu, certamente, lo scalpello che diede forma alla "Incoronazione della Vergine" troneggiante sulla lunetta della chiesa di Santa Maria Maggiore in Guardiagrele -, miniaturista - libri di preghiere sono conservati al Museo Condé e allo Chateau de Chantilly di Parigi – ma sopra ogni cosa orafo, è l’artista per eccellenza che segna il passaggio dai secoli “bui” del medioevo ai secoli della “rinascita” quattrocentesca.
I capolavori messi in mostra, con in primo piano il celeberrimo Paliotto della Cattedrale di Teramo (1433-1448) visibile fisicamente nella sola sede romana, sono stati eseguiti in un arco di tempo che va dal 1410 circa al 1451 e comprendono l'intera produzione quale è giunta fino ai nostri giorni: Il Nodo e la Croce di Rocca Spinalveti (1410-1415); L'Ostensorio di Francavilla a Mare con la custodia originale in cuoio (1413); L'Ostensorio di Atessa (1418); La Croce di S. Maria Maggiore (Lanciano 1422); Frammenti della Croce processionale di Guardiagrele (1431); Il Nodo e la Croce della Cattedrale di S. Massimo (L'Aquila 1434); La Croce processionale di Monticchio (L’Aquila 1436); La Croce processionale di Antrodoco (Rieti 1440); La Croce processionale di S. Agostino (Lanciano 1442); La Croce processionale di
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ABRUZZOpress – N. 043 del 2 Febbraio ’09 Pag 2

S. Giovanni Battista (Orsogna 1446); La Croce di S. Nicola di Bari (Orsogna 1448); La Croce processionale di S. Giovanni in Laterano (Città del Vaticano 1451).
Muovendo da linee tipicamente gotiche e perfettamente evidenti negli ostensori di Francavilla a Mare e di Atessa, il suo è un approdo in uno stile più moderno, protorinascimentale, assorbendo in pieno la lezione del fiorentino Lorenzo Ghiberti. Intorno al 1430, infatti, dovette svolgersi un soggiorno fiorentino artefice del radicale cambiamento artistico e, la testimonianza di questa lectio magistralis, sono le moltissime formelle del monumentale paliotto d’altare della Cattedrale di Teramo, vere e proprie citazioni della Porta Nord che Ghiberti realizzò per il Battistero di Firenze, alle quali, vanno aggiunte, le opere successive al 1432, svettante su tutti la croce di S. Giovanni in Laterano: capolavoro della vecchiaia di Nicola e summa di tutta la sua attività.
Ad accompagnare quanto detto fin ora sarà in vendita il ricco Catalogo (monografia di 650 pagine, 120 euro con lo sconto del 50%) illustrato per i tipi della Tau editrice di Todi, nel quale, oltre a confluire gli scritti dei più eminenti studiosi della materia, sono presenti le illustrazioni di tutte le opere, incluso il perduto e compianto San Giustino di Chieti, opera trafugata circa venti anni fa e mai più rinvenuta.
R.M.

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