mercoledì 17 settembre 2008

Intervento dell'On. Pio Rapagnà

On. PIO RAPAGNA' già Deputato
Coordinatore regionale del Movimento Città per Vivere
Roseto degli Abruzzi, 16.9.2008
INTERVENTO: Non è sufficiente la Lista Di Pietro e non è adeguata la candidatura a Presidente dell'On. Carlo Costantini per “cambiare e rinnovare” la politica e la classe dirigente abruzzese.
In Abruzzo, da diversi anni, ci troviamo in presenza di gravissimi fatti criminosi, anche della malavita organizzata, di reati amministrativi ed ambientali verificatisi senza alcuna evidente “reazione” di buona parte dei politici abruzzesi nazionali, regionali e locali.
Infatti, dove e come si è mai manifestata una qualche forma di testimonianza e di pratica concreta di “indignazione civica”? E dove, e come, si è espressa l'opera di contrasto? E da parte di chi?
L'unica cosa che “a memoria d'uomo” si ricordi sono gli appelli e gli allarmi lanciati da “pochissimi magistrati e politici coraggiosi” i quali sin dagli inizi anni '90 si esposero in Parlamento e davanti alla Commissione parlamentare antimafia: perché ci ritroviamo oggi, dopo 16 anni “spericolatamente” trascorsi, in una situazione prossima al terribile?
In quegli anni la nostra Regione era già decantata “isola felice” di gaspariana memoria mentre, quasi solitario e gravemente sottovalutato, l'allora Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pescara Dott. Enrico Di Nicola denunciava “la presenza in Abruzzo ed in particolare lungo la fascia costiera e nella Marsica, di una illegalità diffusa a livello economico con un giro di affari miliardario e una illegalità amministrativa in un'area che assorbe il 70 per cento dell'attività complessiva della Regione”.
Gli stessi rari politici di allora, fortunatamente sopravvissuti all'ostracismo generale dei partiti e dei movimenti alla moda, si trovano così, anche oggi, a dovere contrastare, a “mani nude” e senza averne gli strumenti e le risorse umane necessari, un gravissimo rallentamento della tensione morale e della speranza nel prossimo futuro, un progressivo degrado del territorio, della qualità della vita, della prevenzione e della coesione sociale, mentre prosperano dissesti edilizi, urbanistici, idro-geologici ed ambientali e crescono i già altissimi costi impropri e sprechi della politica, contro cui, chi di dovere, si è guardato bene, in questi anni, di mettere in atto i necessari e radicali rimedi.
Oggi, però, dopo avere attraversato, anch'io in piena solitudine “politica”, il deserto creato e lasciato dalla partitocrazia, dal gasparismo e dal sistema clientelare e di compromesso uscito da tangentopoli, mi posso permettere il lusso di chiedere ad alta voce: c'è in Abruzzo un politico, un intellettuale, un giornalista, uno scrittore o un qualche significativo esponente della società civile che, con estrema franchezza e indignazione, dica, scriva ed affermi senza paura, che tanti politici e amministratori abruzzesi hanno fatto e fanno finta di nulla, atteggiandosi ad allegri e spensierati “gagà” della politica e della spesa pubblica? E c'è chi, tranne qualche prelato, sacerdote e magistrato, che denunci e dica che questo comportamento, in presenza di scaldali che hanno decapitato i vertici politici ed amministrativi della Regione, a chi sa leggere tra le righe, non fa presagire proprio nulla di buono per il futuro dell'Abruzzo?
Non si spiega diversamente il fatto che, ipotesi di gravissimi reati amministrativi ed ambientali contestati dalla Magistratura, non hanno provocato alcuna “seria reazione” da parte dei nostri politici, mentre si insinua il fondato timore e la sensazione che anche tenaci iniziative referendarie e riformatrici, messe in campo da alcuni Cittadini per ridurre, tanto per cominciare, i costi della politica e degli enti strumentali inutili della Regione Abruzzo, proprio per questo si trovino di fronte ad un “silenzio interessato e colpevole” di molti Parlamentari e Consiglieri regionali abruzzesi, di politici e di importanti istituzioni locali, con il concreto rischio di essere “stoppati e boicottati” con il concorso di una struttura burocratica regionale e locale “pre-borbonica” e direttamente condizionata dalla classe politica e dagli amministratori.
Quella stessa “opinione pubblica”, formata ed educata da liberi organi di stampa e di informazione, “addormentata e abbindolata” da Associazioni e strutture pubbliche di promozione civica e culturale buona parte delle quali lautamente finanziate dalla stessa Regione, dalle Province, dai Comuni e dai loro innumerevoli enti strumentali, e che sembra voglia addirittura insorgere da un momento all'altro, non trova fin anche il tempo, la forza ed il coraggio di recarsi a firmare almeno per i 5 per i referendum e per la Proposta di Legge di iniziativa popolare.
Non è sufficiente la Lista Di Pietro e non è adeguata la candidatura a Presidente dell'On. Carlo Costantini per “cambiare e rinnovare” la politica e la classe dirigente abruzzese: ci vuole qualcosa di veramente nuovo che metta insieme “tutti i migliori” della società civile, dell'associazionismo, delle esperienze civiche locali e della politica partecipata e lasci fuori dalla porta, anche attraverso elezioni primarie, tutti coloro che, avendone avuto il potere e la possibilità, non hanno saputo e voluto liberare l'Abruzzo dal malgoverno, dalla corruzione, dal clientelismo, dai costi e dagli sprechi della politica.
Pio Rapagnà – ex Parlamentare

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