giovedì 18 dicembre 2008

RIPRENDE LA FOLLE CORSA AGLI IDROCARBURI


ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA
IMPRONTE
ARCHIVIATE LE ELEZIONI E DIMENTICATE LE PROMESSE, RIPARTE LA CORSA AGLI IDROCARBURI NEL TEATINO.
APPELLO A CHIODI: SUBITO UNA LEGGE REGIONALE PER FERMARE LA PETROLIZZAZIONE IN TUTTO L’ABRUZZO.
SITUAZIONE DRAMMATICA ANCHE PER QUANTO RIGUARDA LE DOMANDE DI RICERCA DI IDROCARBURI SU TERRAFERMA. IN PROVINCIA DI TERAMO, DOPO IL SI’ DELLA REGIONE, LA “COLLE DEI NIDI” E’ QUASI IN DIRITTURA D’ARRIVO.
NECESSARIO AUMENTARE LE ROYALTIES PER LA REGIONE E I COMUNI A VALERE ANCHE SULLE CONCESSIONI GIA’ ESISTENTI.
NEDL FRATTEMPO, PER LE PIATTAFORME MARINE I COMUNI INTERESSATI PRENDANO ESEMPIO DA PINETO A CUI L’ENI HA GIA’ VERSATO UN ACCONTO DA 1 MILIONE DI EURO PER L’ICI.
I CONTROLLI SULLE ISTANZE E SULLE ATTIVITA’ ESTRATTIVE DEVONO RESTARE SALDAMENTE IN MANO ALLA REGIONE. E’ NECESSARIO FERMARE IL 1441-TER (ORA 1195 AL SENATO).
NO AL CONFINAMENTO DELL’ANIDRIDE CARBONICA LIQUEFATTA NEI FONDALI MARINI DELL’ADRIATICO ABRUZZESE
Una cosa è promettere in campagna elettorale che il Centro Oli non si farà; altra cosa è mantenere la parola data. E infatti il Consiglio dei Ministri nella seduta di oggi ha deciso di impugnare la Legge Regionale n.14 del 15 ottobre scorso con la quale si vietava di rilasciare, fino a tutto il 31 dicembre 2009, permessi per costruire insediamenti di industrie che svolgano attività di prospezione, ricerca, estrazione e lavorazione di idrocarburi sulla costa teatina.
Il neo Presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha il dovere politico e morale di contrastare la grave decisione assunta oggi dal Governo e di farsi inoltre promotore di una serie di azioni concrete e necessarie contro la petrolizzazione non solo della costa teatina ma di tutto l’Abruzzo, provincia di Teramo inclusa.
Chiediamo al Presidente Chiodi un atto di coraggio e, quindi, non solo di intervenire con ogni mezzo a difesa della Legge Regionale n.14/2008 ma anche di inserire tra i primissimi punti della sua agenda di lavoro l’approvazione, in Consiglio Regionale, di una legge che riprenda i contenuti della proposta già avanzata dalla Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna e dal movimento Nuovo Senso Civico, e condivisa anche da Impronte, che preveda nuove norme sulle concessioni riguardanti le attività di ricerca, di estrazione e lavorazione di gas e petrolio in Abruzzo; in particolare:
- per le attività su terraferma, una moratoria di almeno 30 anni per la lavorazione del petrolio e per il rilascio di permessi per industrie legate al comparto petrolchimico, né per i sondaggi, né per l’estrazione, né per la lavorazione del petrolio, né per la costruzione di oleodotti, né per la costruzione di impianti di stoccaggio.
Oggi la situazione delle istanze di permesso presentate da numerose compagnie per la ricerca, l’estrazione e lo stoccaggio in terraferma di idrocarburi liquidi e gassosi, è allarmante. Delle 14 domande, ben spalmate soprattutto sulle provincie di Teramo, Pescara e Chieti, alcune sono in dirittura d’arrivo. In particolare per la “COLLE DEI NIDI”, che interessa il territorio delle province di Ascoli Piceno dei Comuni di Bellante, Mosciano Sant’Angelo, Tortoreto, Sant’Omero, Nereto, Corropoli, Torano Nuovo e Controguerra, i giochi sono praticamente fatti visto che anche i competenti uffici della Regione, l’estate scorsa, hanno determinato, con atto a firma del dott. Alfredo Moroni, di comunicare il proprio assenso al Ministero dello Sviluppo Economico per il conferimento del permesso di ricerca alla Soc. Gas Plus Italiana, relativamente alla porzione di territorio ricadente nella Regione Abruzzo.
Tra quelle più lontane dal punto di arrivo ricordiamo invece l’istanza “POGGIOFIORITO STOCCAGGIO” che interessa i Comuni di Casacanditella e di Fara Filiorum Petri, e che è legata a doppio filo da una trattativa in corso tra la milanese Gas Plus S.p.a. e la Gazprom Export per lo sviluppo e la gestione comune degli stoccaggi e la vendita di gas russo sul mercato italiano.

- per le attività in mare, il divieto di lavorazione del petrolio sulle piattaforme in mare. La distanza minima dalla costa per le piattaforme deve essere di almeno 20 km.
Il Piano Triennale per lo Sviluppo approvato dal Governo deve essere quindi modificato nella parte in cui prevede che l’Abruzzo debba essere terreno privilegiato di ricerca e coltivazione di idrocarburi;

- per quanto riguarda le royalties, abolizione della franchigia sull’inizio delle attività estrattive; alla Regione Abruzzo ed ai Comuni devono essere riconosciute royalties pari almeno al 40% del valore del petrolio e del gas estratto su tutte le attività, sia vecchie che nuove. Queste risorse devono finanziare l’uso delle energie alternative, considerato anche che il costo del petrolio, oggi pari a 40 dollari/barile, si attesterà già tra qualche mese intorno ai 65/70 dollari/barile.

In attesa che l’importo delle royalties venga innalzato, c’è sempre la possibilità che i Comuni riescano a rifarsi dai danni prodotti dalla presenza di impianti sul loro territorio applicando l’ICI, anche nel caso delle piattaforme marine. Il Comune di Pineto, ad esempio, dopo aver contestato nel dicembre 1999 all’ENI l’omessa presentazione della dichiarazione, nonché l’omesso versamento ICI per gli anni dal 1993 al 1998 relativamente a quattro piattaforme petrolifere per l’estrazione di idrocarburi installate nelle acque territoriali, ha richiesto il pagamento di una somma complessiva di circa 17 milioni di euro a titolo di imposta, sanzioni per omesso versamento e omessa dichiarazione e interessi.
Malgrado il ricorso presentato dall’ENI, accolto nei primi due gradi di giudizio dalla Commissione Tributaria Provinciale di Teramo e dalla Commissione Tributaria Regionale de L’Aquila, la Corte Suprema di Cassazione con la sentenza del febbraio 2005 ha invece riconosciuto il potere impositivo del Comune anche sulle acque territoriali rinviando per la decisione di tutti gli altri motivi ad altra sezione della Commissione Tributaria Regionale dell’Abruzzo.
In conclusione nel bilancio del Comune di Pineto è presente la somma di 1 milione di euro versato dall’ENI in via cautelativa. Quanto al resto si vedrà.


- per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio, l’istituzione di un’Agenzia regionale per il controllo delle attività estrattive, che controlli le quantità di petrolio estratto ed il rispetto dei limiti delle emissioni. Oggi, invece, controllore e controllato coincidono sicché nessuno è certo fino in fondo della veridicità delle quantità di idrocarburi estratti dichiarate, su cui vengono poi calcolate le royalties.

- con riferimento alla Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, la stessa deve rimanere di competenza della Regione e non, come previsto dal DDL 1195 in discussione al Senato, dell’Amministrazione dello Stato.
Gli indici delle emissioni di inquinanti devono essere conformi a quanto previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e, inoltre, nei processi decisionali devono essere previste la massima informazione e la partecipazione delle comunità locali.
Al Presidente Chiodi chiediamo anche di attivarsi affinché le piattaforme in disuso dell’Adriatico abruzzese (5 le abbiamo proprio nel Teramano) non vengano utilizzate da Eni ed Enel come futuri depositi di anidride carbonica.
f.to IMPRONTE – giulianova
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allegato a – elenco istanze
Cipressi, Colle dei Nidi, Villa Carbone, Villa Mazzarosa, Colle San Giovanni (Comuni interessati: Atri, Pineto, Sant'Angelo), Corropoli, San Giovanni Teatino, S. Venere, Carovilli, Agnone, Colle Ginestre, San Buono, San Rocco, Aglavizza (Comuni interessati: Cupello), Poggiofiorito Stoccaggio (Comuni interessati: Casacanditella, Fara Filiorum Petri)

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