domenica 7 dicembre 2008

SULLA VENDITA DELLA SCUOLA ACQUAVIVA


ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA
IMPRONTE

Di fronte a casi intricati come quello della vendita dell’edificio che ospita la Scuola Acquaviva gli antichi Romani erano soliti chiedersi: “Cui prodest?”. Dopo che l’asta per la vendita dell’immobile è andata deserta per la seconda volta ce lo chiediamo anche noi.
Per capire il perché bisogna partire dai fatti.

I FATTI

Con la delibera n.°120 del 18 novembre 2005 il Consiglio Comunale adotta tutti gli atti necessari per la costituzione di una società di capitali a totale partecipazione comunale e per il trasferimento alla stessa di una parte dei beni immobili di proprietà del Comune perché gli stessi vengano prima valorizzati e poi venduti.

Il ricavato della vendita andrà a coprire un finanziamento di 4 milioni di euro contratto con la Tercas, che verrà utilizzato per il risanamento finanziario del Comune. Il periodo di preammortamento del finanziamento, di 36 mesi, scade a febbraio 2009 e sempre entro lo stesso mese tutti i beni dovranno essere alienati per estinguere il finanziamento. I ricavi attesi dalla vendita degli immobili ammontano a 5 milioni di euro.

La delibera n.°120 del 18 novembre 2005 prevede inoltre che i beni devono essere venduti mediante procedura ad evidenza pubblica e nel rispetto del regolamento comunale per l’alienazione degli immobili, regolamento che a sua volta stabilisce, all’art.8, che la vendita si realizza mediante o asta pubblica o licitazione privata o trattativa privata soltanto quando siano andate deserte due gare precedenti.

Gli immobili saranno alienati dopo avere completato le operazioni di modifica delle destinazioni d’uso e/o degli strumenti urbanistici vigenti a quella data, allo scopo di rendere i beni più appetibili agli occhi dei potenziali acquirenti.
Nell’elenco dei beni da vendere figura l’edificio che ospita la Scuola Elementare Acquaviva, già in zona B3.

La successiva delibera di Consiglio Comunale n.°6 del 25 gennaio 2006 indica come data prevista per la cessione del bene il 31 dicembre 2007, termine che tuttavia viene ampiamente sforato; infatti l’avviso d’asta viene pubblicato il 29 luglio scorso.

A seguito di un’energica presa di posizione da parte della Lista Cittadini per Giulianova, si scopre che il bene è dichiarato di interesse importante dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali-Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per l’Abruzzo, e che rimane quindi sottoposto a vincolo. L'atto con cui la Sovrintendenza certifica l'interesse dell'edificio è del 5 agosto. Per il fabbricato - si legge nell’atto- “è in corso l'istruttoria per la verifica dell'interesse culturale come da decreto legge 42 del 2004”.

L’avviso d’asta viene riscritto in modo da chiarire che il fortunato acquirente potrà fare praticamente tutto tranne che alterare l’estetica esterna.
Sono in molti a chiedersi: “Chi sborserà mai 2,5 milioni di euro –forse anche 3 con i rilanci- per un immobile su cui grava un vincolo del genere?”. Magari non sanno che, non lontano da Giulianova, le cose esteticamente più belle e remunerative, anche per i privati, si sono realizzate in casi identici a quello dell’Acquaviva, anche grazie ad una più evoluta cultura architettonica e costruttiva.

L’asta fissata per il 4 settembre va deserta così come va deserta anche una seconda volta.

Grazie ad una felice congiunzione astrale tra Marte, Giove e Venere, i tempi si sono ristretti, sull’immobile resta il vincolo e a febbraio la Patrimonio dovrà versare al Comune il ricavato delle vendite dei beni: magari qualcuno potrebbe approfittare dei saldi stagionali per spuntare un prezzo last-minute, molto più basso rispetto ai 2,5 milioni di euro che rappresentano il reale valore dell’immobile.

LE DOMANDE

Perché non fu richiesto il parere della Soprintendenza prima della demolizione della pregevole scala posta all’ingresso su Viale Orsini, avvenuta nel corso dei lavori di rifacimento dei marciapiedi lato est di Viale Orsini, eseguiti tra il 2004 ed il 2005,? Non si sarebbe modificata forse anche in quel caso l’estetica esterna su cui grava il vincolo?
Perché allora, come pure in occasione dell’approvazione della variante urbanistica che autorizza la demolizione della scuola e la realizzazione di un palazzo alto 24 metri con annessi uffici e negozi, l’Amministrazione Comunale non si preoccupò di chiedere preventivamente il parere della Soprintendenza?
Perché si è atteso tanto tempo per chiarire una cosa che avrebbe potuto essere chiarita molto prima?
Verosimilmente queste domande rimarranno senza risposta.

Non vorremmo che oggi, a causa di queste disattenzioni, l’Acquaviva diventasse preda di avvoltoi affamati e senza scrupoli, attratti da un’eventuale svendita del bene: anche per questo siamo contrari alla vendita con il sistema della trattativa privata.
Si vada avanti, dunque, con il sistema dell’asta e dando alla gara il massimo della pubblicità: siamo convinti che il ricavato della vendita degli appartamenti e dei negozi che si potranno costruire in quell’area sarà tale da ripagare ampiamente chiunque metterà sul piatto 2,5 milioni di euro che andranno così dritti dritti e fino all’ultimo centesimo nelle casse della Patrimonio e poi in quelle del Comune.

f.to IMPRONTE

Nessun commento: