giovedì 27 novembre 2008

Sottoscritto l’Accordo per il Distretto: si apre una fase di evidenza pubblica per la prenotazione delle azioni


Sottoscritto l’Accordo per il Distretto: si apre una fase di evidenza pubblica per la prenotazione delle azioni
18 imprese, 21 Comuni, 6 istituzioni e fra queste Università, Istituto Zooprofilattico e Camera di Commercio , 18 associazioni di categoria , hanno sottoscritto questa mattina, nella sala consiliare dell’ente, l’accordo quadro per la costituzione del Distretto agroalimentare. Ora si aprirà una fase di “evidenza pubblica” che consentirà anche ad altri soggetti di entrare a far parte della società consortile Spa – la formula societaria individuata - attraverso l’acquisto di azioni (valore nominale 100 euro). La Provincia gestirà questa fase, fino alla costituzione degli organi societari.
ha affermato l’assessore regionale alle politiche agricole Marco Verticelli intervenuto alla presentazione: <>.
Fra gli interventi, questa mattina, anche quello del rettore, Mauro Mattioli: .
18 le imprese che hanno già aderito e fra queste: Quartiglia srl; Leafit Saila; Adriaoli; Società cooperativa Aiprol; Gelco; Industrie Rolli; Società O’Hoara (per l’elenco completo vedi allegato). Significative le adesioni “pubbliche”; dentro il Distretto ci sono la Camera di Commercio, l’Università, l’Istituto Zooprofilattico, l’Arssa, la Asl, tutti e 21 i Comuni dell’area interessata. Al Distretto, infine, partecipano sindacati e associazioni di categoria. Non ha potuto firmare l’accordo la Cigl che per Statuto non può partecipare a forme societarie ma ha “assicurato il pieno sostegno al progetto”.
Il decreto legislativo 228 del 2001 in materia di “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo” definisce i distretti agro-alimentari di qualità, come “i sistemi produttivi locali, anche a carattere inter-regionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agro-alimentari e da una o più produzioni certificate, ai sensi della vigente normativa comunitaria e nazionale, o da produzioni tradizionali e tipiche”. Compito del Distretto, quindi, quello di spingere sull’accelleratore dell’innovazione e della riorganizzazione dei processi produttivi; sulla trasformazione e commercializzazione dei prodotti.
All’interno del Distretto sono state individuate 5 filiere: quella vitivinicola, quella oli-olearia, quella zootecnica, quella ittica e quella ortofrutticola. L’obiettivo è quello di raggiungere e rendere riconoscibile sui mercati una “eccellenza produttiva” fortemente collegata ad un territorio, quello teramano. Un obiettivo che si vuole raggiungere: integrando la filiera rurale con quella agroalimentare: stimolando la collaborazione fra le grandi aziende di trasformazione - che possono realizzare linee di nicchia usando il prodotto locale - e i piccoli produttori; sostenendo l’agricoltura di qualità con i sistemi di certificazione; realizzando, anche grazie all’Università e allo Zooprofilattico, un sistema di formazione continua degli addetti; contrattando spazi e condizioni per i prodotti del Distretto con la grande distribuzione.
Lo studio realizzato dalla Provincia – insieme a Università, Istituto Zooprofilattico, Regione e Arssa - per l’identificazione del percorso per il riconoscimento formale del DAQ ha delimitato come area ottimanale il territorio ricompreso in 21 Comuni (Alba Adriatica, Ancarano, Bellante, Castellalto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Giulianova, Martinsicuro, Morro d’Oro, Mosciano S. Angelo, Nereto, Notaresco, Pineto, Roseto degli Abruzzi, S. Egidio alla Vibrata, S. Omero, Silvi, Teramo, Torano Nuovo e Tortoreto).
Quest’area, secondo gli studi preliminari, sarebbe contraddistinta dai una serie di parametri:che la rendono adatta alla realizzazione del Distretto: una significativa integrazione fra le filiere agro-alimentari, compresa quella ittica, ed alimentari presenti; la prevalenza di produzioni caratterizzate da certificazioni di qualità di processo e prodotto; produzioni tipiche soprattutto in aree a forte vocazione turistica ed ambientale; l’offerta a livello locale di servizi di innovazione, ricerca e sviluppo, alta formazione specialistica e di base;l ‘offerta locale di servizi di base all’impresa; il forte interesse delle istituzioni alla realtà produttiva ed al processo di distrettualizazione.

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