sabato 28 marzo 2009

Non ci sono Royalties che tengano Ma.....................

NON CI SONO ROYALTIES CHE TENGANO MA …

In merito alla questione “Abruzzo Petrolifero” precisiamo subito che il punto delle royalties è del tutto marginale rispetto al nodo centrale che è, così come messo in evidenza ieri da Assoturismo (vedi allegato), di ben altra natura.

Tuttavia, per quanto riguarda il pregresso, è bene far chiarezza su alcune cose.
In particolare, il decreto legislativo n.° 625 del 25-11-96 fissa le modalità di calcolo delle royalties (meglio sarebbe chiamarle con il loro vero nome e, cioè, compensazioni ambientali) che le compagnie petrolifere sono tenute a versare agli enti territoriali interessati dalla estrazione del petrolio.

Per quanto riguarda il sottofondo marino, le royalties sulla produzione, molto contenute in rapporto a quelle previste in altri Paesi, sono pari al solo 4% del valore della produzione e non si applicano alle prime 50.000 tonnellate di greggio estratto.

Ciascun concessionario procede alla corretta misurazione delle produzioni, effettua autonomamente i calcoli delle royalties dovute, esegue le ripartizioni tra Stato, Regioni e Comuni ed effettua i relativi versamenti.
Per quanto riguarda le royalties che derivano da attività di estrazione che hanno luogo nel mare territoriale, il 45% di esse va allo Stato mentre il restante 55% dovrebbe finire nelle casse delle Regioni costiere.

Facciamo ora il punto della situazione su Rospo Mare, giacimento posto nel mare territoriale a poche miglia dalla costa a cavallo tra l’Abruzzo ed il Molise e già protagonista, nell’agosto del 2005, dello sversamento in mare di qualche centinaio di litri di petrolio.
Secondo dati ufficiali dell’Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e la Geotermia, dal 1982 al 2008 da Rospo Mare sono state estratte 3.773.314 tonnellate di greggio.
Nel solo 2008 le tonnellate estratte sono state oltre 270.000, equivalenti a 2.662.412 barili.
Fatti due calcoli, si stima che per il 2008 la parte delle royalties spettanti alle Regioni costiere (Abruzzo e Molise) ammonterebbe, fissando prudenzialmente il costo medio del barile a 100 dollari Usa, a quasi 6.000.000 di dollari (oltre 4.400.000 €).
Seguendo lo stesso ragionamento, stimiamo in oltre 30.000.000 di dollari Usa l’ammontare delle compensazioni che nel periodo 1998-2008 il Concessionario avrebbe dovuto versare alle Regioni costiere interessate dalla concessione.

Le domande che poniamo a chi di competenza sono le seguenti:
1) Le compensazioni ambientali previste dal d.lgs. 625/96 sono state versate?
2) In caso affermativo, in che misura?
3) Come e in che percentuale sono state spese queste somme dalla Regione Abruzzo?
4) In che percentuale sono state impiegate per interventi in campo ambientale?
5) Quali interventi a tutela dell’ambiente sono stati finanziati?
6) E infine, perché parte di questi fondi non è stata utilizzata, ad esempio, per la realizzazione di un sistema monitoraggio chimico-fisico in continuo delle acque dell’Adriatico interessate dall’estrazione del petrolio?

li, 28 marzo 2009

f.to
COMITATO NATURA VERDE – Lino Olivastri
IMPRONTE – Enrico Gagliano
PETROLIO: CRESCE L’ALLARMISMO NEL SETTORE TURISTICO. ALBERGATORI, BALNEATORI E AGENTI DI VIAGGIO CHIEDONO CHIARIMENTI ALLA GIUNTA REGIONALE. Assoturismo-Confesercenti: "Temiamo le disdette, la Regione intervenga".
Cresce la preoccupazione fra gli operatori turistici per il rischio che l’Abruzzo venga trasformato in un distretto petrolifero. Assoturismo-Confesercenti, la federazione del turismo che riunisce albergatori, stabilimenti balneari, agenti di viaggio e tutte le professioni legate al turismo, denuncia infatti un clima di crescente preoccupazione anche sui mercati esteri. E proprio per prevenire e contrastare i segnali negativi e le disdette nelle prenotazioni che un allarmismo può generare, chiede subito dei chiarimenti alla giunta regionale.
«Chiediamo una posizione netta e trasparente anche contro le 4 istanze accolte dal Ministero per lo Sviluppo Economico per la ricerca e l’estrazione del petrolio in provincia di Teramo e contro la trasformazione della Regione in distretto petrolifero» dice il presidente regionale di Assoturismo-Confesercenti Daniele Zunica, «perché la preoccupazione cresce di giorno in giorno con il diffondersi delle informazioni sul reale stato dei fatti, come dalle ultime notizie, solo a titolo di esempio, riportate ieri dalla stampa abruzzese e dai comitati di cittadini, dello sviluppo delle nuove attività della Mediterranean Oil and Gas attraverso la piattaforma Ombrina Mare 2, in mare, tra Ortona e San Vito, il cui inizio lavori è previsto per il 2010. Nonostante tutte le parole, ufficialmente, dal primo gennaio 2010, l'Abruzzo sarà dunque un campo aperto per i petrolieri. Quasi la metà del territorio abruzzese è interessato da attività legate alla ricerca, all'estrazione e lo stoccaggio di idrocarburi. Sono coinvolti 221 Comuni, di cui 52 sono interessati da concessioni di coltivazione, a rischio di trivellazione». La situazione, secondo Assoturismo, è già oltre il livello di allarme. «C’è un provvedimento del Consiglio dei Ministri del 27 giugno che definisce l'Abruzzo territorio destinato alle attività di ricerca e di estrazione del petrolio in mare e a terra. Se non bastasse, il disegno di Legge 1441 sottrae alle Regioni la valutazione di impatto ambientale per le concessioni di estrazione petrolifera» sottolinea Zunica «escludendo i Comuni da ogni possibilità di decidere in materia. Si consente, in tal modo, al governo centrale di decidere da solo, contro la volontà degli abruzzesi, se dare vita agli impianti previsti».Ma il presidente dell’associazione di categoria va anche oltre. «Il Turismo costituisce il perno dell’economia regionale, e con grandi sforzi gli operatori stanno investendo da anni nella valorizzazione della vocazione naturalistica della Regione garantendo la qualità del mare e dei servizi, le Bandiere Blu, promuovendo la regione come la più verde d’Europa. Il prossimo mese» sottolinea Zunica «si terrà a Montesilvano Ecotur, la fiera del turismo natura, che giunta alla XIX edizione con grande successo, richiamerà migliaia di operatori stranieri convinti della ricchezza del patrimonio verde d’Abruzzo. Come giustificare con loro quanto è stato pianificato? Come prospettare questi cambiamenti nello sviluppo? Mare, collina, borghi e montagne quale appeal potranno mantenere ai loro occhi? Non ritengo che far passare sotto silenzio quanto sta accadendo possa contrastare il calo nelle prenotazioni. Perché cosa accadrebbe realmente dopo la realizzazione degli impianti?» Tutti gli sforzi e i risultati raggiunti nel corso degli anni, dice Zunica, «verrebbero completamente annullati dal proseguimento degli intenti del governo centrale e delle multinazionali del petrolio, in cambio dell’ottenimento di pochi spiccioli e poche decine di impieghi garantiti, ma con la devastazione del territorio, la perdita delle produzioni di eccellenza dei prodotti tipici (non solo vini, ma anche oli, paste, farro, ecc) e mettendo a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini. Siamo ancora e per poco tempo nella condizione di bloccare un progetto di impatto devastante che, per quanto deciso nelle stanze del potere romano, può e deve essere impedito dai nostri rappresentanti regionali e nazionali, come già accaduto in altre regioni italiane, più a nord e forse ritenute meno povere e più capaci di reagire. In questa occasione è necessario però superare ogni interesse partitico e mettere insieme tutte le forze politiche, imprenditoriali e sociali più sane del nostro territorio e collaborare alla costituzione di un fronte compatto contro questo abuso di potere». Per il presidente di Assoturismo-Confesercenti «non bastano delle rassicurazioni verbali ma servono risultati concreti per restituire la tranquillità del lavoro a tutta la cittadinanza, in un momento oltretutto già difficile per la crisi internazionale in atto».

Nessun commento: