sabato 28 marzo 2009

Nuova opera editoriale del dott. Enrico Di Carlo sulla figura di Raffaele FRATICELLI, in allegato un Cd


Verrà presentato lunedì 6 aprile, al Teatro Marrucino di Chieti (ore 17.30), il libro di Enrico Di Carlo Raffaele Fraticelli. Voce di popolo (Ed. Verdone). Allegato al libro è un Cd con liriche declamate dallo stesso Fraticelli. La serata, dedicata al poeta per il suo ottantacinquesimo compleanno, è organizzata dall’associazione culturale teatina “Semprevivo”. Interverranno, oltre all’autore, l’arcivescovo di Chieti, mons. Bruno Forte e il presidente dell’associazione Aurelio Bigi.
Nato a Chieti il 9 gennaio 1924, Fraticelli ha legato il suo nome per oltre trent’anni alla storia della Rai abruzzese. Quando, nel marzo del 1953, iniziarono ad andare in onda dagli studi di Pescara i primi programmi radiofonici, l’allora direttore Edoardo Tiboni pensò di creare delle trasmissioni domenicali che si occupassero, con tono spensierato, dei problemi relativi ai quattro capoluoghi regionali più Campobasso, in quanto il Molise faceva ancora parte amministrativamente dell’Abruzzo. Ogni capoluogo aveva, quindi, il proprio programma che andava in onda poco dopo mezzogiorno. A Fraticelli fu affidato il compito di condurre la trasmissione chietina che aveva per titolo “Il campanone”. In quella occasione, tre anni dopo, esordì la maschera di Zì Carminuccio (così chiamato dal secondo nome del suo creatore, Carmine). Personaggio ingenuo, o solo apparentemente tale, sin dall’inizio mostrò la semplicità dell’uomo di campagna in contrasto con le complicazioni burocratiche del centro urbano. Zì Carminuccio raggiunse consensi sempre più elevati quando, qualche anno dopo, la trasmissione prese il titolo di “Pe’ la Majella”, rievocatore di una tipica espressione locale. A febbraio e a giugno del 1966, Fraticelli fu invitato a partecipare, insieme ad altri colleghi pescaresi, allo spettacolo radiofonico “Attenti al ritmo”, condotto da Mike Bongiorno.
Zì Carminuccio fece la sua ultima apparizione dai microfoni della Rai nel 1989 quando partecipò al programma “Canti d’Abruzzo”, condotto da Carlo Orsini.
Ma Fraticelli non è solo la maschera di Zì Carminuccio. Da circa settant’anni, infatti, è “voce di popolo” con la sua straordinaria capacità di stare dalla parte di tutti, di elevare gli umili a protagonisti, di farsi cantore del dolore, della gioia, della quotidianità. Mons. Bruno Forte – nella presentazione – ha definito Fraticelli «Artista degli umili, Poeta di Dio: sospeso fra prossimità e trascendenza, fra la larghezza di umanità del suo cuore e lo slancio dell’adorazione e della fede che invoca». Un percorso di poesia e di fede che lo ha portato a tradurre, in versi dialettali, prima le pagine del Vangelo che raccontano della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore e, successivamente, quelle dedicate alla Madonna.
Si è anche occupato di numerosi aspetti legati alla tradizione popolare della regione. Ha pubblicato, tra l’altro, La cucina de mamme, Giorni di festa e dintorni e Lu lópe (rappresentazione del miracolo di San Domenico a Pretoro).
Fraticelli ha tradotto “pagine scelte” della Figlia di Iorio di d’Annunzio, in occasione del centenario dell’opera: lettura messa in scena la sera del 3 maggio 2004 al teatro Marrucino di Chieti.
Cinque anni dopo il Marrucino si appresta ad accogliere nuovamente il poeta in una serata a lui dedicata. Il pomeriggio del 6 aprile, sul palcoscenico del teatro ove aveva debuttato nel luglio del 1944, il cantore della gente d’Abruzzo racconterà in poesia le tappe di una straordinaria carriera.

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