martedì 10 marzo 2009

‘’Le Sorelle Papin’’ a Roma



‘’Le Sorelle Papin’’
con Rosella Petrucci ed Emanuela Vittori
ideato e diretto da Emanuela Dessy
istallazioni artistiche di Paola Bongarzoni
dal 19 al 22 Marzo 2009
AccentoTeatro – Roma

Le Mans, 2 Febbraio 1933

La cittadina viene sconvolta da un crimine efferato, assolutamente senza precedenti, un delitto violento, sanguinoso, esasperato. Una scena del crimine che si presenta agli occhi degli inquirenti come qualcosa di agghiacciante, capace di riportare alla mente gli orrori di Rue de La Morgue, il celebre racconto di Edgar Allan Poe.
La sconvolgente vicenda delle domestiche che uccisero le padrone di casa.
Durante il processo un perito della difesa le definì «una coppia psicologica».
Per la sinistra divennero il simbolo del proletariato che spezza le catene.
---------------------------
Prévert: “…belle come il giorno e la notte,
folli, crudeli e tenere, com’è spesso la vita”. Simone de Beauvoir: “ …solo la violenza del crimine commesso ci fa misurare l’atrocità del crimine invisibile di cui sono state vittime”. Sartre: “ …le inconsistenti vittime si rivelano i veri boia. Attraverso la sua mollezza e la sua inutilità, la borghesia rappresenta l’ordine di ferro che ha condannato le due sorelle fin dalla nascita”. Genet: "…l'omosessualità, inconscia, il sado-masochismo, sono i disturbi pulsionali che rivelano l'esclusivismo affettivo delle due sorelle e segnano il mistero della loro vita, le stranezze della loro coabitazione, il pavido accostarsi in uno stesso letto dopo il delitto.”

Note di regia “Le sorelle Papin” è nato dalla curiosità suscitata, dopo la lettura del capolavoro di J.Genet, dalla triste vicenda di cronaca che nel 1933 vide protagoniste a Le Mans, due giovani domestiche, Lea e Christine Papin, sfortunate sorelle con un'infanzia disastrata alle spalle ma soprattutto con gravi disturbi della personalità di cui nessuno si rese conto se non dopo l'efferato delitto che commisero ai danni della loro padrona e di sua figlia ventenne.La più grande, Christine, era infatti affetta da patologia schizofrenica, mentre la più giovane, Lea, già con un pesante disturbo dipendente di personalità, andò, diciamo così, a ammalarsi per induzione dello stesso problema della sorella maggiore, ovviamente senza alcuna consapevolezza da parte di entrambe. Nel tempo il tutto si canalizzò in un disturbo delirante paranoico, che sfociò in un atto di "follia a due". Tanti purtroppo i casi contemporanei che potremmo affiancargli...La bellezza della loro storia però, al di là di particolari macabri e del fascino perverso del loro stato mentale, e a differenza di molte altre storie, è nella delicatezza del loro rapporto, nella dolcezza della loro infinita malinconia, nella brutalità culturale in cui sono immerse per condizione sociale. A studiare e ristudiare le cronache che le riguardano, e omettendo alcun giudizio di ordine morale, cosa impossibile a farsi, alla fine viene fuori il quadro inspiegabile di due disgraziate fanciulle che ebbero il destino atroce di sviluppare un "male" profondo e nascosto. Perchè? Non c'è un perchè. Quello che noi cercheremo di raccontare in maniera sfumata ma non troppo, i particolari citati sono tutti veri, è questo mondo a due, isolato da tutto; questa condizione mentale che diventa anche fisica; questo straniamento incompreso e incomprensibile; questo stratificamento di non-colpe che diventa peccato.La pièce, un atto unico di 1 ora circa, contrappuntata da brani musicali di Erik Satie, è stata incastonata in una istallazione artistica della pittrice Paola Bongarzoni, che in un suo "sogno" in bianco e nero, ben ha sposato la vicenda con i suoi corpi di donne riflesse e frammentate, sovrapposte, doppie, triple, inquietanti, malinconiche; femmine alla ricerca di un io perduto nello spazio e nel tempo.
Emanuela Dessy

Nessun commento: