lunedì 31 marzo 2008

Cultura. Dal 28 marzo al 10 aprile al Nome della Rosa di Giulianova, le opere di Marino Melarangelo


Circolo virtuoso Il nome della Rosa

Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a

Info Line 338/9727534


Da venerdì 28 marzoA giovedì 10 aprile

PITTURA MARINO MELARANGELO

A cura di PinoD'IGNAZIOMarino Melarangelo, nato a Teramo nel '74, Diplomato all'accademia di belle arti di Roma nel '97. Attualmente frequenta la Facoltà di lettere, indirizzo Storico- artistico, dell'Università "La Sapienza" di Roma. Mostre in provincia e fuori: trasalimenti -castel basso-, Pittori abruzzesi del 900 -pescara-, Due edizioni del "premio sulmona", "Invita" a Roma nel 2008.Tecnica mista con preferenza pastello su carta senza disdegnare olio etempera.Ricerca: atemporale, antirealistica, metafisica.Marino Melarangelo è un autore difficilmente schematizzabile in un'unica identità.Tre generazioni di artisti in famiglia a partire dal nonno Giovanni e poi il padre Sandro che hanno trasmesso in lui la capacità di esprimere senza condizionamenti le sue reali possibilità in un analisi che passa attraverso un secolo di storia per racchiuderla in una sorta di sospensione temporale.Un cammino quindi, tutto teso in una ricerca che gli appartiene fortemente. Ecco che nasce un bisogno di presenza ma labile, una ricerca che vaga in una forma di esistenzialismo che non vuole sconvolgere né documentare, fuori dal forte bisogno di evidenziarsi ma cercando un possibile equilibrio comunicativo, dove non c'è forzatura di pensiero e la labilità, che solo a tratti conferma presenze, per sparire poi in un'evanescenza altrodimensionale. Il suo tentativo di astrazione attraverso forme che recuperano possibili geometrie in una vaghezza di presenza umana senza tempo né connotati chiari: quasi fantasmi labili che sembrano poter svanire da un attimo all'altro, basterebbe distrarsi un attimo per non ritrovarli e potersi smarrire, a nostra volta, negli spazi geometrici che compongono le strutture narrative. Le presenze, quindi, che anche se vaghe, permettono a noi di avere riferimenti e di poterci in qualche modo confortare. Gli spazi assumono le funzioni di cripte e confe!ssionali, di geometriche architetture o di labili specchi, luoghi intimi in cui confermarsi o smarrirsi. Questo è l'interrogativo che lasciamo aperto a tutti i visitatori della mostra.


Per info Pino D'Ignazio irash59@gmail.com 346 8492791www.isotterranei.net

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