mercoledì 14 gennaio 2009

Flavio Branciaroli, profeta di luce e chiarezza, di Lino Manocchia-giornalista giuliese

PESCARA, 13 Gennaio ’09 - Quando si entra nel vasto studio della BMT (Branciaroli-Mucci-Tardino) si ha la sensazione di visitare una novella città circondata da ville, giardini, palazzi dai riflessi di luci argentei, forti, avvincenti, che parlano un linguaggio futuristico. Il “regista” – e fondatore – di questo mondo surreale, tanto caro a Hollywood, è Flavio Branciaroli, nato 62 anni fa, da vecchio ceppo abruzzese. Lo “appoggiano” due validi associati (Umberto Mucci, Gialluca Tardino) una squadra operante, che va per la maggiore, composta da 7 architetti - senior e juniors - ed un disegnatore.
Come dimenticare che anche i figli di Branciaroli, Paola e Gianluigi (fresco dalla laurea) fanno parte del gruppo architettonico abruzzese? (nella foto, Nonna Liliana, Flavio e i figli Gianluigi e Paola.)



Flavio Branciaroli, alieno dall’esibizionismo, allergico alle pose, all’enfasi alla pubblicità, ha più talento che carisma. Paziente con i clienti, aiuta gli studenti ed altri professionisti che hanno bisogno. Flavio crede nei miracoli, nella volontà e nel lavoro come molla per far nascere il benessere e nella fortuna “che qualche volta può aiutare inaspettatamente”. Per conoscere meglio i nostri personaggi abbiamo “accoppiato ”Papà Flavio e la carismatica Paola girando a loro le nostre domande:
Flavio, in architettura, ogni meta à raggiungibile?.
«Lo studio e la prassi quotidiana possono far raggiungere traguardi difficili e spesso impossibili.»
Paola, quali sono le fonti d’ispirazione?
«Non solo le architetture, ma spesso anche un bel paesaggio, un quadro, la musi-ca possono ispirare un’idea di architettura.»
Flavio, Il segreto della perfezione?
«Il lavoro, l’esperienza, il controllo portato a sistema e la voglia di non mollare mai.»
Chi è per Branciaroli il favorito archi-tetto del passato?
«L’architetto del passato che più mi interessa è F. L. Wright, perché le sue opere fanno ancora scuola e rimangono più che attuali.»


Paola, qual è la virtù grande di un grande architetto?
«La pazienza verso i Commi-ttenti, che spesso non sonoi in grado di capire molti dei principi che sono alla base delle scelte architettoniche, cercando sempre la soluzione più semplice ed economica. E, in parallelo, potrei dire la tenacia nel credere e portare avanti le proprie idee.”
Flavio, qual è il suo soggetto preferito nel campo architet-tonico?
«La residenza singola e la modellazione ambientale.»
A cosa l’architettura l’ha fatta rinunciare
«Alla pittura, ma spero sempre di recuperare il tempo perso.»
Il momento più bello della sua carriera?
«Da un’idea nata per gioco ho raccolto il miracolo di una realizzazione molto apprezzata ed ammirata da tanti. Mi riferisco ad un edificio residenziale sito in Viale Kennedy a Pescara, che molti hanno provato ad imitare senza esito.»
Paola, cosa più l’esalta?
«Fare bene il mio lavoro e riuscire a dare consistenza alle mie idee, realizzando ambienti piacevoli dove trascorrere il proprio tempo. Realizzare, insomma, un’opera degna di essere goduta.»
C’è talento senza entusiasmo?
«L’entusiasmo aiuta il talento, che da solo non basta. L’entusiasmo è il carburante che accende il meglio di noi, ma non è l’unico.»
Flavio, l’architettura concede il libero arbitrio di scelta?
«Normalmente in architettura si parte sempre da temi vincolanti e bloccati, la bravura è la capacità di trasformare gli obblighi coercitivi in scelte libere e geniali. Comunque un bravo architetto deve saper trasformare i limiti in risorse.»
Quali sono i massimi accorgimenti per la costruzione di cui un architetto deve tener conto?
«Un architetto deve sempre tener conto del contesto ambientale e assecondarne le caratteristiche fondamentali: considerare che l’architettura non deve essere un monumento a se stessi, ma un utile ausilio per il vivere civile e che, comunque, la tecnologia costruttiva deve essere un parametro da non sottostimare per il raggiungimento di detti scopi.
Costa caro il successo?
«Il successo non costa caro se fa parte di un percorso di vita che non prevede il tempo di fare troppi bilanci e di commiserarsi.»
Qual è la chiave del successo di Branciaroli?
«La chiave del successo forse e’ l’incrollabile fiducia nella mia spiritualita’ e la certezza di poter superare le difficolta che si incontrano in questa professione.»
Ricordi di gioventù?
«Ricordo gli incoraggiamenti ai numerosi ed infantili disegni che all’età di sei anni mostravo al barbiere che aveva il negozio proprio accanto a quello di mio nonno Giuseppe, a Giulianova. E non so quanti sogni ho fatto su quei cartoni. Facevo schizzi a centinaia sui quaderni di filosofia, di storia, di matematica, di latino, con grande preoccupazione dei miei docenti. Ricordo la prima ed unica mostra di disegni ad inchiostro realizzati all’età di 17 anni che, con lo stupore di mio padre ed il dispiacere mio, si risolse con un successo tale di vendite che mi privò di tutte le opere realizzate quell’estate.»
Questo è Flavio Branciaroli, moderno architetto della nostra generazione. Elegante e molto umanistico, è considerato un “profeta” della luce e della chiarezza.
LINO MANOCCHIA

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