mercoledì 14 gennaio 2009

Non si può svendere l’Acquaviva, né si può perdere l’Ariston: la soluzione è lo scambio

Non si può svendere l’Acquaviva, né si può perdere l’Ariston: la soluzione è lo scambio

Abbiamo appreso che con l’insediamento del nuovo consiglio d’amministrazione (per 2/3 non giuliese) la società Giulianova Patrimonio indirà una nuova gara per vendere la scuola elementare Acquaviva di viale Orsini. Ricapitoliamo tutta la vicenda per una migliore comprensione.
Quando si seppe che la Soprintendenza ai Beni Culturali aveva dichiarato di importante interesse culturale l’edificio scolastico di stampo ottocentesco, apponendovi quindi un vincolo conservativo, la prima gara andò deserta. La nostra associazione, temendo una svendita, suggerì, allora, di lavorare ad uno scambio fra Ariston e Acquaviva (con relativo ed eventuale conguaglio sulla base della stima dei due beni). Lo scopo era di acquisire al patrimonio pubblico l’importante struttura dell’Ariston per la cultura e lo spettacolo e, nel contempo, di procedere ad una consona ristrutturazione (rispettosa dei vincoli) dell’ex scuola che la facesse rivivere sotto il profilo residenziale e commerciale. Piazza Martiri Fosse Ardeatine si sarebbe dotata, altresì, sul lato nord di una bella quinta, non anonima, con valore testimoniale dello stile architettonico di un’epoca precedente. Non è accaduto nulla di tutto ciò ma, come da anni ormai accade in questa sempre più decadente città, pare si voglia andare proprio nella direzione che più penalizzerà la nostra comunità.
Le notizie diffuse parlano, ora, di una nuova gara con una base d’asta addirittura dimezzata e cioè un milione e 250 mila euro che per una città di 23.000 abitanti praticamente è pari ad un pugno di mosche. Si tratterebbe praticamente di un regalo.
Se poi successivamente qualcuno trovasse la strada per far togliere il vincolo apposto dalla Soprintendenza, l’operazione si trasformerebbe in un grandissimo affare per il nuovo proprietario, giacchè il Consiglio Comunale ha già approvato una variante specifica che consente l’abbattimento della scuola e la realizzazione di un nuovo palazzo di circa 20 metri di altezza.
Diciamo queste cose, a ragione, in quanto risulta che, stranamente, è stato il Comune a richiedere il parere alla Soprintendenza per la verifica dell’interesse culturale ma non prima di ogni decisione, come sarebbe stato logico, bensì dopo aver fatto la variante urbanistica sopra ricordata e dopo l’indizione della gara per la vendita da parte della Società Patrimonio!
Nel provvedimento la Soprintendenza precisò che, comunque, erano ammessi il ricorso amministrativo al Ministero per i Beni e le attività culturali ed il ricorso giurisdizionale al T.A.R. per far togliere il vincolo. Finora non sono stati fatti né l’uno né l’altro e pare che i tempi, nel frattempo, siano scaduti. Si sta andando, insomma verso quello che paventavamo: la svendita.
Ci chiediamo allora: ma in questa città le istituzioni e le sue emanazioni lavorano per difendere gli interessi pubblici o per favorire gli interessi privati di tipo speculativo?
Questi timori vanno dissipati non (s)vendendo l’Acquaviva e intraprendendo la via della trattativa con i proprietari dell’Ariston per arrivare ad uno scambio congruo fra il cine-teatro e la ex scuola. Sappiamo che esiste una disponibilità della proprietà dell’Ariston in tal senso e va assolutamente esplorata con convinzione. La città si doterebbe da subito di una struttura funzionale e agibile di grande capienza per il cinema, il teatro, i concerti e le assemblee in una zona centrale che rischia sempre di più di sprofondare nell’anonimato, nel sovraccarico edilizio e nel caos del traffico. Perfino S. Egidio alla Vibrata (notizia del 30 dicembre 2008), dopo Mosciano, acquisirà l’ex cinema per ospitare eventi culturali e per riqualificare il centro urbano.
Giulianova, invece, cosa è diventata? Veramente una “landa deserta e desolata dell’impero”? Non sono più possibili i colpi d’ala di un ragionare e di un progettare di livello?
Infine, per tornare ad un altro caso scottante da noi sollevato, ci chiediamo: come mai la richiesta per la verifica dell’interesse culturale è stata fatta per la scuola Acquaviva e non per l’area Migliori Longari visto che il codice Urbani-Rutelli si occupa anche dei beni ambientali e paesaggistici?
Di costante, in queste incredibili storie giuliesi, c’è che il bene comune ne esce sempre malconcio.

Giulianova 14.01.09 IL CITTADINO GOVERNANTE associazione di cultura politica

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