Forse sono l’ultima persona di questa terra per ricordare Padre Serafino Colangeli. Nonostante abbia frequentato il Santuario della Madonna dello Splendore e anche il Centro Culturale San Francesco, avevo, nei suoi confronti, una sensazione di paura e nello stesso tempo di rispetto verso una persona così piena di carisma. La mia timidezza nei suoi confronti, negli ultimi anni, si era assottigliata con degli scambi epistolari avvenuti in momenti negativi della mia vita: la perdita di entrambi i genitori. Non mancava occasione per invogliarmi a scrivere ed intervenire sulla testata dell’Araldo Abruzzese, settimanale che sfogliava piacevolmente anche durante alcuni nostri incontri. Il contesto e il fervore culturale giuliese di questi ultimi decenni lo dobbiamo unicamente alla sua figura: Dal Museo dello Splendore, alla Biblioteca conventuale; dalla Piccola Opera Charitas, alla residenza sanitari assistita di Villa Volpe; dal Centro Culturale San Francesco, alla Sala Tevisan; ecc.. Da giovanissimo cappellano (1951) della frazione di Colleranesco, si scontrava spesso e volentieri con mio Padre, Carlo, noto sindacalista cittadino e fervente socialista alla vecchia maniera. Ecco cosa mi scrisse dopo la sua morte, nel 2004: “…lui da giovane si distingueva dai suoi fratelli per l’appartenenza ai partiti di sinistra che allora venivano giudicati come contrapposti alla tradizione cristiana. Carlo, che proveniva da una famiglia di forte appartenenza cattolica, non rinnegava il cristianesimo ma era socialmente aperto ai problemi del popolo e dei poveri. Questa sua posizione di contrasto con la sua famiglia e con la rigida impostazione cattolica di quel tempo, lo rendeva triste e scontroso. I miei pochi incontri con lui erano piuttosto burrascosi a causa della contrapposizione che lui stimava insanabile tra la Chiesa e l’impegno sociale per le classi svantaggiate. Mi dispiaceva non riuscire a far capire la mia apertura ai poveri proprio perché cristiano; per lui, con il mio abito religioso, ero il simbolo della reazione. L’ho rivisto dopo tanti anni, ma quanto diverso da quel giovane aggressivo: un padre esemplare, solido nei suoi principi cristiani e legatissimo alla sua famiglia che conservava le più valide tradizioni umane e cristiane...”. Anche il 25 dicembre del 2006, giorno della scomparsa di mia madre, ebbe a scrivermi una toccante lettera, dove mi parlò, per la prima volta, della morte con queste testuali parole : “….ricordo lo strappo viscerale che sentii alla morte della mia cara mamma, però nello stesso tempo ricordo la serenità che la sua dolce figura lasciava nel mio cuore, una presenza che ancora mi accompagna e suscita in me il desiderio di poterla finalmente riabbracciare nella beatitudine del Regno di Dio.” Mi sono sentito in dovere di ricordarlo con le sue stesse parole, le stesse che mi hanno rincuorato e sostenuto nei miei momenti difficili. Ciao Padre Serafino, ci mancherai per tutte le cose buone che hai fatto per la nostra comunità giuliese.
Walter D. B.
2 commenti:
meraviglioso articolo, grazie Walter. stefania.
...ci manchi...
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