venerdì 8 maggio 2009

Ricordi giuliesi. Piazza 29 Febbraio: “Il pianto del mio cuore”di Lino Manocchia



Piazza 29 Febbraio: “Il pianto del mio cuore”
di Lino Manocchia

GIULIANOVA (TE), 8 Maggio ’09 - Quando sei nata… (tu non lo sai, piazzetta mia, ne’ come e ne’ perché)... quando sei nata noi piangevamo per te, sopra il tuo corpo (ma tu non puoi comprendere perché piangevamo e perché ti chiamarono Piazza 29 febbraio. La prima meraviglia tu la traesti dai tuoi occhi affogati di mattoni e la posasti su di una umanità dolorante. E rimanesti male (quanto eri pietosa, vedessi) e cominciasti a non capirci niente fin da allora. Invece oggi io sarò buono con te, piazzetta mia, pianto del mio paese.
Io ti racconterò la tua avventura affinché tu possa narrarla ai nostri figli, ai figli di costoro, affinché tu possa convincerli ed ammonirli con l’esempio. Come si fa con gli uomini per farli essere più buoni.
Prima non c’eri. Oh!, che tempacci prima, ma tu non c’eri. C’era la via Manzoni, la Via Braga, ci stava il caseggiato e tu non c’eri. Nel tuo corpo uncinavano fondamenta incarnate, nel tuo cervello pulsava una febbre di vita...
Lo sa il diavolo chi t’ha ridotto in quel modo. Tu non sai niente come viveva la gente quando tu non c’eri: si ammazzava.
E infine un giorno (un giorno che non à segnato su nessuna costellazione, un giorno fuori del tempo), morirono gli uomini e le cose di via Braga e Manzoni. Quel giorno nascesti tu. La tua venuta non l’aveva voluta nessuno: perfino il tempo si era rifiutato di accordarti un suo giorno per padrino; nemmeno una giornata come un’altra volle accordarti, nemmeno una giornatuccia insignificante. La tua nascita era stata preparata pazientemente per quattr’anni, erano state quelle quattro sei ore che avanzano al bottino del tempo per ogni evoluzione a donarti il tuo giorno.
Quando tu nascesti ognuno pensò che era una sciagura, ognuno in cuor suo ti maledisse.
Oltre che fuori del tempo, poi, tu sei nata per una distrazione, distrazione o paura di un pilota inglese; più di questa, forse che quella... La contraerea gli tirava la morte, egli non si sentiva di accettare la morte, e allora nascesti tu. Tutto d’un tratto. E poi, in fondo io non potrei mica giurare che facendo una piazza avesse intenzione di far nascere te.


>>>


ABRUZZOpress – N. 160 dell’8 Maggio ’09 Pag 2

E quello forse non ci pensava neppure che le bombe sarebbero cadute in via Manzoni. Ammesso pure che conoscesse l’esistenza di una via Manzoni a Giulianova. Una cosa però la conosceva di certo, che avrebbe fatto dei morti. Ma in fondo, tu che ci potevi fare. Era “la guerra” e da questo profondo convincimento, nascesti tu, “Piazza 29 Febbaio”.
I feriti gridavano, imprecavano, i morti ti facevano paura. A te faceva male sentire il lamento degli uni e l’odio degli altri. Ma dopo, lentamente alcuni si chetarono, stanchi, e ti lasciarono odiandoti per sempre, quegli altri si decisero a vivere e ti assolsero. Allora, anche tu cominciasti a campare. Ti tolsero le fasce di mattoni... Tu ti fossi veduta. Davi ancora l’impressione d’una rivolta di case straripate fuori dal guscio.
Eri come un grande lago di dolore. Poi, cara vecchia Piazza 29 Febbraio, sei cresciuta, stai meglio in verità, ti hanno medicato le ferite, ma sembri una piazza in calzoncini corti.
Da fuori son venuti tanti “forestieri” perché tutt’ora Giulianova è “lu chiù belle site”, hanno cercato di rianimarti, rivestirti per dedicarti la piazza del dolore, del valore fisico ed umano, come un mondo democratico, non egoistico, avido. Perché, forse, riconosce in te eroici dettagli della storia della vecchia Castrum. Ma quei “lavori” che vanno al “rallenty”, perché l’esosa ingordigia di potere pone un freno da sempre, proprio ti fa arrossire di vergogna. Ma la vergogna è di “loro”, di quelli che credono di assurgersi a “liberatori” di una città mentre gettano alle spalle tutto il necessario ben da fare.
Anche l’idea di dedicare alla “Piazza 29 Febbraio” una targa ricordo di morte e resurrezione dello... “chiù belle site” che paziente attende il “miracolo”. Soltanto così sarà il tuo “domani”, piazza mia… Il domani di te che non hai “ieri”. Perché sopra il tuo corpo ieri c’erano le vie, il mercato, c’era la vita. E lo sa il diavolo, il diavolo che, poi, la ridusse in quel modo.
LINO MANOCCHIA

Nessun commento: