martedì 14 aprile 2009

Prof. Nicola Perone: "La Chirurgia? Passione e missione, riceviamo da Lino Manocchia dagli USA

Prof. Nicola Perone:
“La Chirurgia?
Passione e missione!”

di Lino Manocchia


HOUSTON, 14 Aprile ’09 - Il professore Nicola Perone (foto), nato a Pianella (PE), è stato, ed è tuttora, oggetto di numerose onorificenze negli Stati Uniti, fra cui la cittadinanza onoraria di San Antonio (Texas), la presidenza dell’Associazione
degli Ostetrici e Ginecologi di Houston e direttore del programma di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia del Memorial Herman NW Hospital. Nel 1998, l’illustre clinico è stato insignito del Cavalierato al merito della Repubblica e nel 2007 ha ricevuto in Abruzzo un premio: “Per aver onorato l’Italia con la ricerca scientifica medica e tecnologica”.
Prof. Perone, il suo più bel ricordo dell’Abruzzo?
«Dal giardino della mia casa di Pianella, in cui ho trascorso l’infanzia, vedevo nitida “la bella addormentata” dell’isola dei picchi del Gran Sasso. E’ questa l’immagine della nostra regione che mi porto dentro sin da bambino.»
Nicola Perone è professore di Clinica Ostetrica e Ginecologica presso l’Università di Houston, nel Texas dove, oltre ad aver messo a punto diverse tecniche chirurgiche innovative, è anche noto per aver inventato un nuovo sistema computerizzato per il parto vaginale strumentale.
Lei vive da 40 anni in America. Torna mai in Abruzzo?
«La lontananza dal proprio Paese e dai propri cari è un’angustia che inevitabilmente si fa sentire, come una malattia cronica, con periodi di miglioramento e di riacutizzazione, ma dalla quale non si guarisce mai. Io pongo rimedio alla nostalgia per il mio Abruzzo, dove vivono tuttora mia madre e mio fratello, andandovi ogni volta che i miei impegni professionali me lo consentono, anche se per pochi giorni.»

Houston
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ABRUZZOpress – N. 121 del 14 Aprile ’09 Pag 2

Prof, Perone, che c’è in lei di abruzzese?
«Io sono immensamente grato alla nostra regione, perché l’essere nato in questa terra, ha fatto si che mi venissero impressi nel carattere quei tratti tipicamente “abruzzesi”, che mi si sono rivelati di enorme successo, sia nella vita che nella carriera di medico. Mi riferisco, in particolare, all’intelligenza “pratica”, che non ci permette di perderci in chiacchiere, che ci induce all’ottimismo, alla persistenza ed alla determinazione a prova di bomba (la coccia tosta), che non ci permettono di scoraggiarci facilmente, e ad un gran cuore che ci rende umani e compassionevoli, e quindi bene accetti dovun-que andiamo.»
La chiave del suo successo?
«Il mio successo professionale è da ascriversi per il 10% al talento e per il restante 90% a persistenza e determinazione. Solo perseverando con pazienza e ostinata volontà, si riesce ad eccellere in medicina, essendo il cammino per raggiungere la perfezione un cammino lungo che in genere dura tutta la vita.»
La virtù di un grande chirurgo?
«Il giudizio clinico, a mio avviso, è di gran lunga più importante della capacità tecnica. Secondo un’ aforisma, “bravo è il chirurgo che sa di dover operare, ancor di più lo è quello che sa quando operare, bravissimo il chirurgo che sa quando non operare”.»
Che cos’è per lei la vita?
«La vita è un prezioso dono di cui bisogna prendersi cura, ed un grande mistero da scoprire. Come lei sa, filosofi e scienziati dibattono da sempre sul suo significato.»
La chirurgia per lei è più una passione o una missione?
«Ambedue le cose. E’ una passione, avendo avuto sin dall’inizio dei miei studi di medicina un interesse quasi ossessivo nel voler acquisire la capacità tecnica necessaria per poter diventare un ottimo chirurgo pelvico. E’ una missione, avendo la mia attività chirurgica come obiettivo primario di fornire prestazioni di qualità quanto più alte possibili, senza mai dimenticare la dignità del paziente.»
Cosa più la commuove?
«L’altruismo, la generosità e l’amore genuino verso il prossimo di cui stiamo vedendo numerosi esempi in occasione del recente terremoto a L’Aquila e dintorni.»
Quante operazioni compie in media?
«Opero quasi giornalmente.»
La vita va prolungata ad ogni costo?
«Personalmente sono contrario all’accanimento terapeutico, cioè al tentativo di prolungare la vita artificialmente, quando la morte si presenti inevitabile o imminente, senza mai tuttavia trascurare l’allievamento della sofferenza del paziente. In caso contrario ritengo eticamente e deontologicamente doveroso fornire quei rimedi terapeutici di sostegno vitale, la cui omissione realizzerebbe un’ipotesi di eutanasia passiva. Qui negli Stati Uniti, indipendentemente dai propri orientamenti culturali e religiosi, qualunque decisione circa il prolungamento della vita, deve tener conto, per legge, delle dichiarazioni anticipate di trattamento, cioè del testamento biologico (living will) redatto in condizioni di lucidità mentale, circa le terapie che il paziente intende o non intende accettare in caso dovesse trovarsi, per ragioni biologiche, incapace d’intendere e di volere.»
Crede nella Provvidenza?
«Credo nella Provvidenza ed annetto grande importanza alla fede, quale ausilio nel fronteggiare le invitabili vicissitudini della vita.»
Cosa ha più contato nella sua vita?
«L’affetto dei miei familiari.»
Le piace essere riconosciuto per strada?
«Ad essere riconosciuto per strada, francamente, preferisco il sorriso e le espressioni di gratitudine dei miei pazienti.»
LINO MANOCCHIA

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