venerdì 9 maggio 2008

Provincia. polemiche innescate dall’associazione “Nuove Armonie”

In relazione alle polemiche innescate dall’associazione “Nuove Armonie” e alle accuse mosse alla gestione dell’Istituto Musicale “Braga”, vi inviamo una nota a firma del presidente Ernino D’Agostino, con preghiera di pubblicazione




“Lo dico subito a scanso di equivoci: i toni e i contenuti della polemica contro il Braga non mi piacciono. Faccio fatica a ricondurre alla verve artistica e intellettuale dei giovani musicisti di Nuove Armonie dei giudizi che paiono tagliati grossolanamente, a colpi di accetta, fino a sfociare nel dileggio alle persone. Il Braga non avrebbe bisogno di difese d’ufficio; per l’istituto parlano le migliaia di studenti diventati affermati musicisti e fra loro, sarà un caso, ci sono anche alcuni fra i fondatori di Nuove Armonie. Non mi dilungo nel merito di alcune delle questioni poste perché a queste ha già risposto puntualmente il direttore Antonio Castagna e io, da presidente dell’Istituto, le sottoscrivo pienamente. Ritengo che i finanziamenti concessi dagli Enti locali per sostenere questa istituzione accademica - che consente a tanti giovani, a Teramo, di strutturare la passione artistica e musicale facendola diventare, grazie al titolo acquisito, una vera e propria professione - siano ottimamente spesi. Non mi sottraggo, però, al “rumore di fondo”, alle provocazioni più squisitamente politiche, al confronto sugli indirizzi della programmazione culturale nella nostra regione come nella nostra provincia.
Parto da una riflessione sulla questione più “prosaica”, la statizzazione. Sgombrato il campo dalla tesi, piuttosto ardita e comunque destituita di ogni fondamento che i ritardi siano da imputare al Braga – ci sono altri 19 istituti musicali in Italia nella stessa situazione – tutti, e quando dico tutti non penso alle istituzioni ma soprattutto alle centinaia di associazioni che producono idee e progetti e che, in definitiva, rendono possibile una identità culturale, dovrebbero augurarsi che la statizzazione arrivi presto e bene.
Provincia, Comuni e Regione potrebbero così “liberare” significative risorse economiche oggi destinate a garantire la vita quotidiana, la gestione ordinaria, dell’Istituto superiore. A meno non si voglia sostenere che dobbiamo togliere ai giovani teramani l’opportunità di studiare musica, una conquista culturale, sociale, prima ancora che un primato accademico, dobbiamo continuare a chiedere la statizzazione e, tutti insieme, obbligare il Governo a mantenere gli impegni assunti.
E arriviamo a quello che, secondo me, è il nocciolo della questione: cosa si può fare, cosa si deve fare, per consentire che la programmazione artistica e culturale, la circolazione delle idee, la libera sperimentazione non siano confinati, e in alcuni casi soffocati, da uno spazio delimitato e governato solo da logiche amministrative e regolamentari, pure necessarie ma poco inclini, per natura, a riconoscere il nuovo. Il problema, ovviamente, non è il Braga, non è l’attività svolta dalle tante e prestigiose associazioni culturali che si sono conquistate un ruolo e una fetta di risorse ma è come garantire al maggior numero possibile d’artisti, di associazioni, di uomini e di donne che hanno buoni progetti, un’opportunità, un luogo di confronto, un’accoglienza sapiente, un ascolto non frettoloso. Vado oltre: il problema è come fare in modo che sempre più cittadini, sempre più giovani, abbiano l’opportunità di moltiplicare le loro conoscenze e di coltivare i propri interessi attraverso una rete di manifestazioni che riesca a rappresentare i linguaggi, i messaggi, i codici, dei saperi espressi attraverso l’arte e la cultura.
Penso alle leggi regionali che regolano l’attività culturale; alle modalità con le quali vengono predisposti i bandi per l’accesso ai finanziamenti; penso all’attività delle Fondazioni; penso a come dare rappresentanza alle nuove istanze anche nei consigli di amministrazione delle istituzioni culturali; penso al ruolo che può svolgere la Provincia per dare un altro respiro ad un dibattito che rischia di esaurirsi in una polemica un po’ “provinciale” fra vecchio e nuovo.
Penso sia arrivato il momento di una svolta radicale nella politica culturale della Regione Abruzzo che, non da oggi, ha strutturato un pervicace strabismo nella distribuzione delle risorse, nella valutazione dei progetti come dell’attività delle associazioni a tutto discapito del territorio teramano e, vorrei aggiungere, della crescita e della qualità della vita della sua comunità”.

Il presidente della Provincia
Ernino D’Agostino

Teramo 9 maggio 2008

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