venerdì 18 luglio 2008

Politica. ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA IMPRONTE, VERGOGNA INFINITA

ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA
IMPRONTE

VERGOGNA INFINITA

Non ci sono parole di fronte ad una vergogna così grande.
Bisognerebbe starsene in silenzio a differenza di chi invece ha manifestato finto stupore (Veltroni), avversione nei riguardi della magistratura (Berlusconi) oppure indignazione, sebbene in casa propria ricorra a metodi tipici della “casta” (Di Pietro). E c’è perfino chi ha provato a minimizzare (Pionati, Ucd).
Invece bisognerebbe starsene tutti zitti, come si fa nei funerali, perché questo in effetti è un funerale che giunge alla fine di una lunga malattia che appare inguaribile e che ha prodotto metastasi in tutto il sistema.
L’altro ieri la Calabria, ieri la Campania, oggi l’Abruzzo, domani chissà. Sono tutti “pezzi” di un Paese precipitato in pieno Feudalesimo, dove anche per una “tac” che spetta di diritto bisogna interpellare il vassallo di turno, e di una democrazia più che mai incompiuta, in cui anche il bene più prezioso –quello della salute- vale meno di un appartamento nel centro di Roma o di un’auto sportiva.
I guasti provocati da questa vicenda sono incalcolabili e, forse, irreversibili.
Oltre ai danni patrimoniali ed a tutte le sofferenze patite dai cittadini a causa delle scelte di governo operate nella sanità regionale negli ultimi anni, il terremoto scatenato dalle deposizioni di Angelini porta in dote un insperato regalo soprattutto a quel ceto politico incapace, corrotto e trasversale, che nel tempo ha tratto giovamento (e consensi) dal partito incolore del “chi se ne frega, tanto sono tutti uguali” che nella pratica quotidiana e nel segreto dell’urna si traduce in un “a me ci penso io, agli altri ci pensa Dio”, e che marchia a fuoco un Paese in cui il senso dello Stato è giunto al minimo storico ed in cui la tanto decantata e mitizzata società civile non è in grado di esprimere una classe dirigente differente da quella che ha.
Non è una questione di partiti. Forse possiamo ancora continuare a cullarci nell’illusione che si tratti almeno di una questione di uomini e che ci sia ancora una possibilità di scelta.
Se si tratta di illusione o meno lo sapremo molto presto, dopo che saremo usciti dalle urne.
Conti e nomi alla mano, allora sì potremo capire cosa effettivamente ci meritiamo.

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