lunedì 27 ottobre 2008

Progetto Intra, dal carcere al reinserimento lavorativo e sociale

Progetto Intra, dal carcere al reinserimento lavorativo e sociale
Nel convegno finale in programma all’istituto alberghiero Di Poppa, i risultati dell’iniziativa: in un anno settanta detenuti hanno fruito dei servizi dello sportello del Centro per l’impiego aperto all’interno del carcere di Castrogno

In un anno, grazie al progetto Intra, sono stati 70 i detenuti che hanno fruito dei servizi dello sportello del Centro per l’impiego aperto all’interno dell’istituto penitenziario di Castrogno. Un risultato significativo, considerando che il progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, dal Ministero del Lavoro e dalla Regione Abruzzo nell'ambito dell’iniziativa comunitaria Equal, si propone proprio di favorire il reinserimento lavorativo e sociale di chi si trova o è stato in carcere.

Delle azioni integrate per la transizione al lavoro di detenuti ed ex detenuti e dei risultati del progetto Intra si parlerà domani, nella sala conferenze dell’Istituto alberghiero Di Poppa, dalle ore 9 in poi, alla presenza dei rappresentanti degli enti partner a livello locale e nazionale: la Provincia di Teramo e le altre Province abruzzesi, il Provveditorato regionale del Ministero di Giustizia, il Cefal (agenzia di ricerca e formazione); Confcooperative e Ance Abruzzo.

Grazie a questo lavoro congiunto, nel carcere di Castrogno lo sportello del Centro per l’impiego è attivo da un anno con diversi servizi quali il Silus (servizio dedicato agli utenti svantaggiati), la mediazione culturale e l’orientamento. Nell’arco dell’intera durata del progetto (luglio 2005 – ottobre 2008), grazie all’integrazione fra le risorse di Intra ed i servizi delle province di Chieti, L’Aquila e Teramo ed il coinvolgimento prioritario delle strutture penitenziarie, dei Centri per l’Impiego, dei servizi dell’esecuzione penale esterna (Uepe) e degli altri servizi attivati, sono state realizzate azioni dirette alla costruzione di strategie rieducative offrendo ai detenuti la possibilità di acquisire competenze lavorative.

In futuro anche servizi come la “creazione d’impresa” saranno a disposizione dei detenuti, che per il momento possono partecipare all’interno dell’istituto penitenziario ad una serie di seminari informativi sul tema gestiti da Confcooperative.

Al convegno sono attesi, oltre ai rappresentanti delle Province di L’Aquila e Chieti, il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria per l’Abruzzo e il Molise, Salvatore Acerra; il presidente dell’Ance Abruzzo, Gennaro Strever; il presidente di Confcooperative Abruzzo, Anna Maria Lanci.
Interverranno anche alcuni tra gli esperti e i tecnici del settore più noti e accreditati a livello nazionale. Tra questi, Maria Luigia Culla, dirigente generale del Ministero di Giustizia per i progetti del Fondo sociale europeo e degli istituti penitenziari; Giacinto Siciliano, direttore della casa di reclusione Opera-Milano, uno degli istituti penitenziari più grandi d’Italia; Dino Tessa, direttore generale della casa di formazione per gli istituti penitenziari della Regione Piemonte. Previste anche le testimonianze di alcuni detenuti. Le conclusioni sono affidate alla dirigente del settore Lavoro e Formazione dell’ente, Daniela Cozzi.

“Riteniamo un fatto importante – afferma il presidente della Provincia, Ernino D’Agostino – che nel corso del progetto si sia realizzata una rete fra i principali soggetti che, nei territori delle province di Chieti, L’Aquila e Teramo, operano a favore di detenuti ed ex detenuti. La rete assicura un’ampia partecipazione alle attività previste dal progetto e promuove il consolidamento delle esperienze positive realizzate attraverso di esso”.

“La realizzazione del progetto Intra – dichiara Gabriella Sacchetti, coordinatrice del progetto - non costituisce il momento di arrivo di un’esperienza di inclusione lavorativa nell’universo penitenziario, ma rappresenta la costruzione di una base di partenza per la realizzazione di strategie che, già a livello europeo, costituiscono un’economia non di sostegno e di assistenza all’emarginazione ma di sviluppo e di emancipazione attraverso lo strumento ‘lavoro’”.

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