lunedì 27 ottobre 2008

STORIE DI “TAGLI”: DOPO L’OSPEDALE ANCHE L’UNIVERSITA’?


ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA IMPRONTE STORIE DI “TAGLI”: DOPO L’OSPEDALE ANCHE L’UNIVERSITA’? Sulla polizia nelle università e nelle scuole il premier Berlusconi pare che abbia cambiato idea. “Mai pensato ad una cosa del genere”, ha detto il Cavaliere. Eppure al TG1, giovedì sera, lo abbiamo visto ed ascoltato tutti. Evidentemente qualcuno –probabilmente il Ministro Maroni- gli avrà detto che l’aveva sparata proprio grossa e così ha fatto dietro-front. Non c’è stato invece alcun dietro-front rispetto ai tagli ai finanziamenti pubblici al sistema universitario nei prossimi cinque anni ed alla riduzione al 20% del turn over del personale docente: ciò significa che fino al 2011 ogni dieci docenti che andranno in pensione ne verranno assunti due. Risultato: avremo un corpo docente ancora più anziano di quello che è e in più sfoltito di 7.200 unità. E’ innegabile che il sistema universitario avesse necessità di essere profondamente riformato ma non tagliando i fondi pubblici destinati alla didattica ed alla ricerca quanto piuttosto migliorando la qualità della spesa, bacchettando "le caste" ed evitando quegli sprechi di cui, anche riferendosi all’ateneo di Teramo, i giornalisti Stella e Rizzo ci avevano ben informati nel loro best-seller “La Deriva”. Le famiglie, il cui bilancio è già appesantito dalle spese di mantenimento di uno o più figli all’università, soprattutto se fuori sede, sono molto preoccupate ed hanno mille ragioni per esserlo. Ma anche per chi ha scelto di studiare vicino casa, magari a Teramo, Mosciano, Atri o nella nostra città, le prospettive non sono rosee. Il futuro di una giovane università come la nostra dipende anche dalla possibilità che nel tempo possa formarsi un corpo docente locale, con interessi professionali radicati e concentrati sul nostro territorio. Aule e laboratori attrezzati sono utili e necessari ma non sono sufficienti: per fare una vera Università occorrono “cervelli” ed i cervelli non nascono sotto i cavoli ma si coltivano nel tempo e con cura. Vista la riduzione del ricambio dei docenti ed i tagli di fondi pubblici alla ricerca voluti dal Governo, che difficilmente verranno compensati dall’apporto finanziario di quei soggetti privati che vorranno investire nel sistema universitario, sarà difficile che questa condizione possa essere soddisfatta. Inoltre dovrebbe far riflettere quanto sta accadendo in questi giorni ad Atri dove il primo anno di corso della Facoltà di Scienze dello Sport è stato soppresso e dove si teme che tra due anni, finiti i corsi, dell’Università e dell’indotto che ruota intorno all’Università resterà soltanto il ricordo. I tagli della legge 133 potrebbero accelerare un processo di razionalizzazione già in atto all’interno dell’Università di Teramo e non possiamo escludere che questo possa avere conseguenze anche per Scienze del Turismo a Giulianova, dove in verità non c’è mai stata una grossa saldatura tra l’Università ed il tessuto economico locale e della costa, e per Agraria a Mosciano. Quali impegni concreti le forze politiche ed i parlamentari, soprattutto quelli che si riconoscono nell’attuale maggioranza di governo che ha partorito e che difende a spada tratta la legge 133, intendono assumere nei confronti di genitori e studenti, e della Città tutta? A parte le chiacchiere ed i singolari accostamenti tra la situazione attuale e quella del ’68 o del ’77, quali sono le loro proposte per consolidare la presenza dell’Università a Giulianova e per evitare che, dopo quello dei reparti in Ospedale, ci sia un nuovo "taglio"? Fiduciosi, attendiamo risposta. f.to IMPRONTE

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