mercoledì 30 luglio 2008

Teatro. DRAMMATEATRO/FLORIAN TSI, in collaborazione con COMUNE DI GIULIANOVA e ATAM

DRAMMATEATRO/FLORIAN TSIin collaborazione con COMUNE DI GIULIANOVA e ATAM
IGIGANTI
della MONTAGNA
di Luigi Pirandello drammaturgia e regia Claudio Di Scanno
PERSONAGGI E INTERPRETI
LA COMPAGNIA DELLA CONTESSA
Ilse Paulsen La Contessa...Susanna Costaglione Il Conte, suo marito...Massimo Vellaccio Diamante, la seconda donna...AnnaPaola Vellaccio Cromo, il caratterista...Francesco Anello Spizzi, l'attor giovane...Umberto Marchesani Battaglia generico- donna...Flavia Valoppi Sacerdote, con la fisarmonica...Marco Di Blasio
LA COMUNITA' DEGLI SCALOGNATI
Cotrone, il mago...Emanuele Vezzoli La Sgricia...Giulia Basel Duccio-doccia...Ivan Marcantoni Mara-mara...Stefania Cosma Milordino...Fausto Morciano Quaqueo...Oscar Strizzi Maddalena...Valentina Rosaroni L'Angelo Centuno, con la viola...Irida Mero
costumi Helena Calvarese allestimento scenico Ennio Tinari luci Noel Santoro servicePublivideoWall di Gianluca Del Biondo assistente scenotecnico Tibo Gilbert realizzazione costumiHelena Calvarese Marina Ceratoli truccatrice Marina Vaccarelli macchinista Andrea Ginestraorganizzazione Emanuela D'Agostino Erminia Cardone foto Silvia Mazzottaufficio stampa Fabio Sanvitale Livia Tammaro
dal 28 luglio al 1 agostoCASA MARIA IMMACOLATA
Giulianova Alta via Gramsci 59 ore 21.30
è necessaria la prenotazione -posti limitati
Attori che danno vita ai fantasmi e fantasmi che restituiscono la vita del teatro
agli attori. C’è un antefatto al testo, “La Favola del figlio cambiato” che rappresenta la materia incandescente attraverso la quale Pirandello ci offre il tema forte della sconfitta dell’arte al cospetto dell’ ignoranza e dell’inciviltà. Il sogno di Ilse è quello di portare il teatro tra gli uomini. Ma nella sua rincorsa troverà la morte ad opera dei Giganti della montagna e dei suoi servi. Agli artisti, non ignari della sconfitta della poesia al cospetto della barbarie, resta la necessità della creazione, il pensiero della possibilità della sua incidenza, il sogno di Ilse... e la coscienza di essere e di agire nel Tempo dei giganti, permantemente.
Sorge solitaria nella vallata una villa, detta “La Scalogna”, una villa che ha fama di essere abitata dagli spiriti. I suoi frequentatori sono un manipolo di personaggi bizzarri fuggiti dalla civiltà, il cui capo è Cotrone, un illusionista o forse un mago. Dal sentiero che porta sulla montagna arriva una sera dalla città una scalcinata compagnia di attori: l’itinerante Compagnia della Contessa.
Una volta numerosa e piena di risorse, da due anni sta portando in scena, con immense difficoltà ma ovunque ve ne sia la possibilità, uno spettacolo: “La favola del figlio cambiato”, che un giovane poeta, prima di darsi alla morte perché non corrisposto, aveva scritto per amore di Ilse Paulsen, l’attrice capocomica della Compagnia, soprannominata la Contessa. Ilse, ferma nella decisione di portare la Favola tra gli uomini che si ostinano a rifiutarla, vuole così pagare un debito nei confronti di quello sfortunato giovane, e soprattutto di quell’opera ricca di rara poesia. Le avevano consigliato di recarsi alla Villa, ma non pare che tra gli “scalognati” possa aver luogo la rappresentazione. Non senza riluttanza la Contessa accetta l’invito di fermarsi alla Villa, per godere l’atmosfera magica di quel luogo.
“Avviene, ciò che di solito nel sogno. Io lo faccio avvenire anche nella veglia”, spiega e promette Cotrone. Ma tra giochi di luci, voci senza corpo e apparizioni fantastiche, i prodigi più stupefacenti avvengono una notte, in quella stanza chiamata “delle apparizioni” e dove alcuni fantocci lì custoditi si animano di vita propria e dove gli attori della Compagnia finiscono
involontariamente, sognando tutti lo stesso sogno, per assumere le parti dei personaggi de “La Favola del figlio cambiato”.Magicamente attratti dalle parole di Ilse ecco che la Favola si rappresenta da sé, così come l’aveva concepita la fantasia del poeta. “Non c’è bisogno d’altro per l’arte”, assicura Cotrone, ma la Contessa persiste nella sua determinazione di portare il dramma tra gli uomini.
Capita a proposito una stimolante occasione: quello stesso giorno sono previste le nozze fra i rampolli di due famiglie di Giganti, “gente d’alta e potente corporatura, che stanno sulla montagna”, incarnazione dell’homo faber, che dissoda, coltiva, costruisce, produce le condizioni che favoriscono il benessere materiale ma che ha negletto i piaceri dello spirito, diventando duro di mente e bestiale. Si annuncia una colossale celebrazione: forse, in un momento di festa, la magia del teatro può insinuarsi anche nei cuori e nelle menti più ottuse. Si ode allora da lontano il frastuono crescente della cavalcata dei Giganti, che scendono dalla montagna verso il paese, “con musiche e grida selvagge.Ne tremano i muri della Villa”. Gli attori restano con l’animo sgomento e sospeso. “Ma tu non hai paura, Ilse?”, le chiede il Conte, suo marito. Ilse non risponde. Uno degli attori pronuncia le parole che suggellano il dramma: ”Io ho paura! Ho paura!”
info tel. 085.4224087 -4225129 cell. 3889240352 -mail:
organizzazione@florianteatro.it

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