mercoledì 5 novembre 2008

Barac Obama eletto, 44.mo Presidente degli USA, di Lino Manocchia





Chieti, 5 Novembre ’08 – Mercoledì, S. Elisabetta - Anno XXIX n. 345 - http://www.abruzzopress.it/ - abruzzopress@yahoo.it - Tr.Ch 1/81
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Ap – Speciale da New York


Barac Obama eletto
44.mo Presidente degli USA

di Lino Manocchia

NEW YORK, 5 Novembre ’08 - Per volontà popolare, “Habemus” 44.mo Presidente degli Stati Uniti: Barack Obama, quindicesimo presidente democratico, terzo “colored” alla Casa Bianca.
E’ stata una vittoria storica che ha visto vincere il giovane sull’anziano, la respinta di una donna alla vice presidenza, l’interesse della classe media sull’oligarchia sprecona, la forza di volontà di porre fine ad una guerra che non doveva esserci, e che ha messo in ginocchio gli States con debiti che verranno saldati, si spera, dai nostri pronipoti.
Come un immensa biscia umana, snodantesi tra vie, piazze e prati, milioni di votanti hanno atteso pazientemente, per lunghe ore, il momento onde poter apporre il segno della loro volontà. Le adunate di folla enciclopedica, i clamori inneggianti ai candidati si sono spersi nell’aria fresca dell’ autunno.
Emozioni, attacchi venefici, patema per gli “indecisi”, uragano di “polls”, milioni di parole scritte dalla stampa mondiale, spesso pregiudiziale, il “rilancio” di Barac Obama (foto con il vice) dopo il duello con la senatrice Hillary Clinton, fattasi “missionaria” per aiutare il collega democratico, sono segni indelebili di una campagna elettorale, la più lunga e costosa della storia.

CIFRE ASTRONOMICHE - Un miliardo e mezzo – e passa – di dollari, somma sensibile, considerata la crisi immobiliare degli Usa, è finito sulla bilancia finanziaria democratica facendo arrossire anche le ultime elezioni che vennero considerate “finanziariamente esplosive”. Il 2008 verrà ricordato per la lotta dell’audacia contro la paura, tra un “vecchio” ostinato a seguire una strada falsa, vecchia ed inefficiente ed un “negro” che ardiva di affrontare una corrente “established” da oltre otto anni, timorosa del colore della pelle del vincitore.

La “vecchia guardia” ha dovuto abbassare il gagliardetto inchinandosi a malincuore, alla decisione degli abitanti della nazione, per ubbidire nel futuro alla supremazia politica del Senato e del Congresso, che ha visto uscire l’Elefante dal Capitol, salutando l’ingresso dell’Asinello.
«Io credo che molti capiranno che questa non è una scelta tra candidati ma è la scelta tra due filosofie,» ha commentato l’ex Presidente Bill Clinton. Che ha votato con la moglie in Chappaqua (N.Y.), dove vive. «Questo sarà il significato fondamentale, quando il nostro Partito si sveglierà con una enorme profonda responsabilità che con la volontà, potrà essere calmata.»
Parlando della senatrice Clinton ha detto: «Sono fiero per quanto Hillary ha fatto per aiutare Barack. Non ha precedenti.»
L’asserzione di Clinton ha uno strano parallelo con la sua elezione del 1992, nel senso che l’economia è nei guai. E Bill prosegue: «L’unica differenza è che questa elezione giunge dopo otto anni, sei dei quali trascorsi sotto il controllo repubblicano, sia nella Casa Bianca che nel Congresso.»
Soggetto, questo, che lo sconfitto senatore John McCain non ha mai voluto accettare, soggiogato com’è dalla brama di diventare Comandante in “Chief”, sogno sperdutosi nella selva dei numeri, quando nel 2004 il suo tentativo fu stroncato dall’amico George Bush, e riesumato ora da una situazione dolorosa economica e militare che ha messo in ginocchio la nazione più forte del mondo da un Presidente giunto 8 anni fa dal Texas con idee, propositi e programmi terrificanti. Il 79% degli intervistati hanno detto di gradire l’ex Presidente nell’amministrazione Obama.
LA FI NE DI SARAH PALIN? - Quali sono i motivi di questa dilagante vittoria elettorale? Lo abbiamo chiesto a Carl Rove, ex braccio destro-consigliere di George Bush: «Mc Cain ha sbagliato la scelta di
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ABRUZZOpress – N. 345 del 5 Novembre ’08 Pag 2

numerosi soggetti elettorali necessari alla vittoria,» afferma Rove. «Il primo quello di scegliere la governatrice dell’Alaska Sarah Palin, giunta con l’intenzione di rendere più forte ed acclamato il candidato, ha poi pensato bene di approfittare dell’occasione per gettare le fondamenta di una sua elezione presidenziale nel 2012. Ora che McCain è fuori dal successo, per la signora della fredda regione nord americana, la situazione sarà ancor più difficile in quanto dopo 4 anni, Obama potrà ripresentarsi per la seconda elezione, come ha fatto Bush. Nella “base” repubblicana esistono numerosi elementi capaci e pronti, come il governatore Mitt Romney, l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, che sono stati “scartati” per quella puntigliosità caratteristica dell’ex prigioniero del Vietnam”, asserisce Rove.
«McCain, avrebbe dovuto abbandonare la campagna “zig zag” districandosi dalla rete del presidente Bush, ed invece ha confermato anche alla Tv che egli segue al 99% la dottrina dell’uscente Capo della nazione. Mc Cain ha creato un pericoloso velo di timore tra i votanti, ha messo in mostra una presunzione di essere solo lui il “migliore” ed il “perfetto” con la sua linea di condotta capace di “dividere” anziché unire la nazione, pur di raggiungere la meta.»
E come escludere – conclude l’ex assistente di George Bush – il fattore età (73 anni - n.d.r) che ha impensierito gli americani avendo il senatore avuto a fare più volte, con il cancro del sole al volto.»
Intanto la Press Secretary della Casa Bianca, Dana Perino ha reso noto che il Presidente Bush ha seguito le elezioni alla Tv della White House insieme ad amici e familiari, celebrando altresì i 62 anni della consorte Laura Bush. Nessun commento sull’assenza del Presidente dalla campagna elettorale e tanto meno dagli scrutini.

GLI ITALIANI MODERNI ED OBAMA - Come hanno votato gli italo americani? Dieci anni fa era inutile chiedere loro se votavano per Bush. Ti rispondevano: «Se io acquisto una casa, ed un negro ne prende una vicino a me, io perdo tutto il valore della casa.» Era un “motto” ripetuto sino all’inverosimile da gente che vedeva soltanto: “lavoro, famiglia e banca”. Ne ebbi conferma durante i miei servizi della “Voice of America” (governo Usa) per la Rai. Ad ogni incontro il ritornello rintronava nelle mie orecchie. Razzismo? Non direi, semmai timore e difesa della famiglia.


Il “bagno” di folla. A destra, Obama e vice con le mogli

«Oggi, col mondo in trasformazione, anche il filone politico ha intrapreso un’altro senso,» dice Antonio Piraino, direttore del periodico “Il giornale italoamericano” di Miami. Gli italiani abbracciarono quella dottrina che, intimoriti, l’inculcarono ai loro figli, per cui oggi tanti italo americani si dichiarano repubblicani. «Durante le mie visite a club e comizi, ho avuto il senso che la democrazia è entrata nelle case italiane che hanno sopportato 8 anni di tasse e debiti, perdite di abitazioni, soprusi finanziari, a tutto vantaggio dei “veri” ricchi. Oggi si può dire che il 52% pende per i democratici.»
LINO MANOCCHIA

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