venerdì 7 novembre 2008

Sarah Louise Palin e la corsa democratica di Lino Manocchia








Sarah Louise Palin
e la corsa democratica
verso il domani

di Lino Manocchia

WASILLA, 7 Novembre ’08 - Mentre il neo eletto Presidente Barack Obama sta percorrendo la lunga, difficile, pesante strada che lunedì lo porterà alla Casa Bianca per incontrare - per la prima volta - l’uscente George Bush e la consorte, uno dei personaggi

della lunga e snervante campagna elettorale è tornato a casa. Sarah Louise Palin, accompagnata dal marito, è scesa dall’aereo salutata da uno stuolo di “sudditi” dello stato dell’Alaska, stringendo la mano ed abbracciando chi lo desiderava, ignorando i 7 gradi sotto zero a lei familiari.

Aveva appena finito di asciugare le lacrime versate durante il discorso di accettazione della sconfitta da parte del senatore John Mcain, ed era pronta a pronunciare il suo “adieu” alla afflitta schiera di votanti che vedevano in lei il fulcro di tutta la campagna, la soluzione di tanti interrogativi, che tuttavia restano e si moltiplicano alla sua partenza. La Governatrice, vinta ma non doma, appena ha visto la stampa, ha aperto il libro delle confessioni e sconfessioni presen-tandosi come una moderna Jovanna d’Arco.
«Vi ringrazio di essere venuti, poiché – ha detto Sarah (foto) – avevo perso ogni rispetto ver-so certa stampa dedita ad “uccidere” i personaggi da loro non graditi.»

Signora – le si chiede - com’è la storia dell’Africa e della “NAFTA”.
«Ho sempre considerato l’Africa come una nazione, ma mi sono ricreduta: è un Continente. Mi chiedevano di citare una o due nazioni facenti parte della “NAFTA” ma al momento mi sfuggivano.»
Il Presidente francese, Nicholas Sarkozy, che le disse due settimane fa al telefono?
«Fu uno scherzo politico dei maligni. Per un momento ho creduto di parlare con lui. Il “falso” parlava proprio come un francese.»
Ma lei confessò le sue aspirazioni politiche? Come reagì?
«No parlammo di Parigi e di Wasilla.»
Come mai lei non ha pronunciato il discorso di “accettazione” come Mc Cain martedì sera?
«Ero pronta a farlo. Ma un dirigente la campagna repubblicana (Steve Schmidt – n.d.r.) me l’ha proibito, come mi hanno proibito tante volte a non parlare in un dato comizio, mentre migliaia e migliaia di votanti attendevano di udire la mia voce. C’è stato un grande boicottaggio nei miei riguardi.»
Forse erano segni di poca fiducia o si pensava che lei non fosse a conoscenza del protocollo politico?
«Ma lei ha visto qualche mio comizio? Non potevo parlare per le grida di approvazione. Io credo di aver creato una base per un monumento futuro.»
Signora, quando indosserà tutti i vestiti acquistati per 150 mila dollari?
Sarah guarda , abbozza, fa l’occhialino e poi prontamente dice: «Tutti i vestiti sono in vendita, e non chiedetemi chi terrà i soldi.»
Disappunto, rabbia, frustazione?
«Non sono né amara, né sono scomparsa, ma molto fiduciosa al pensiero che c’è per me un’altro giorno.»
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ABRUZZOpress – N. 347 del 7 Novembre ’08 Pag 2

In quale funzione?
«Non ho ancora formulato una lista, ma in testa c’è una data del destino: 2012. Data in cui io sarò impegnata ad unificare e rafforzare la base repubblicana.»
Pesanti sono le accuse dei “conservatori” i quali le addossano la colpa della sconfitta di McCain che aveva ottenuto una posizione di riguardo rispetto a Barack Obama. Quando lei è arrivata dall’Alaska, la scia positiva del senatore è divenuta grigia. Lei è d’accordo?
«Mi ha chiamato il senatore ad aiutarlo nel finale. Io non l’ho mai intralciato. Anzi, ho rafforzato la base del partito.»

Non le sembra che l’apparizione di “Joe” l’idraulico e la sua apoteosi abbia disgustato l’elettore essendo il soggetto soltanto una fantomatica personalità per gli amanti della birra?
«Lei offende un povero operaio che ha scoperto nel senatore Obama una vena di socialismo. Tutto qui.»

Ora che farà qui, in Alaska?
«Sono sempre la governatrice. Se la vittoria del senatore Stevens, verrà contestata (o finirà in galera per i guai con le tasse - n.d.r.) io assumerò per diritto la sua carica e finirò nelle file senatoriali di Washington.»
Dove potrà prepararsi per il 2012?
«Anche questo è probabile. Intanto farò il mio lavoro dando spazio agli avvenimenti futuri, e dimenticherò le lacrime versate durante il discorso del senatore Mc Cain di martedì sera, mentre diceva addio al futuro e alle speranze.»

Sarah Louise Palin (nella foto con il senatore Stevens) bacia il marito ed entra nella sua Cadillac per riabbracciare i figli. Laggiù, nel cuore palpitante degli States, mentre i repubblicani riflettono sulla sconfitta, ed il perché di essa, lentamente la figura della elettrica governatrice svanisce nell’atmosfera novembrina.


Il cavalcante progresso ha, per una volta, dimenticato l’oratoria della inesperta governatrice della nazione più fredda d’America.
LINO MANOCCHIA













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